Obama contro l’Ue: “Da quella crisi ombre sula nostra economia”

Pubblicato il 2 Giugno 2012 - 20:03| Aggiornato il 3 Giugno 2012 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – ''La crisi dell'economia europea ha gettato ombre anche sulla nostra'', e questo ''rende più difficile una piena e solida ripresa'' negli Stati Uniti. L'irritazione di Barack Obama verso il Vecchio Continente è oramai incontenibile e il presidente americano – all'indomani della tegola disoccupazione, tornata a salire dopo un anno – punta ancora una volta il dito contro i leader europei, incapaci di risolvere la grave crisi finanziaria che rischia di propagarsi ovunque.

Stavolta lo fa parlando alle famiglie americane nel tradizionale messaggio del sabato. Spiega che la strada per rimettersi in carreggiata dopo la recessione degli scorsi anni è ancora lunga e fatta di alta e bassi.

Ma non tutto, si giustifica, dipende da Washington. ''Non è colpa di Obama'', come sostengono i repubblicani. Perché ''in un'economia globale, sempre più integrata – sottolinea – quello che accade Oltreoceano provoca degli shock anche per noi''.

Un concetto ripetuto in queste ore ossessivamente dal presidente americano. Anche a Chicago, dove è intervenuto ad alcuni appuntamenti elettorali: ''Se non siamo al punto in cui dovremmo essere, molto è da attribuire all'Europa e alle nuvole che stanno arrivando dall'Atlantico e che indeboliscono l'intera economia mondiale''.

Nuvole che preoccupano tantissimo la Casa Bianca, con Obama che esorta il Congresso a mettere da parte le divisioni politiche e ad agire in fretta, varando con urgenza quelle misure di rilancio dell'economia e dell'occupazione che – ammonisce il presidente Usa – ''possono fare la differenza nel tamponare il contagio, nel caso che la situazione in Europa peggiori''.

Quello che sta accadendo in questi ultimi giorni a Bruxelles e nelle capitali europee viene seguito passo passo dall'amministrazione Obama, che nei giorni scorsi ha anche inviato in Europa un suo emissario per tentare di aiutare i partner europei a trovare le giuste soluzioni alla crisi.

Il presidente americano teme il peggio, e sa che di fronte a un'ulteriore frenata del Pil statunitense o a un nuovo peggioramento dell'occupazione la sue chance di rielezione si ridurrebbero quasi al lumicino. Chance che, paradossalmente, ormai Obama si gioca più Oltreoceano che in casa propria.

Ecco spiegato il crescente nervosismo della Casa Bianca verso un'Europa sempre più litigiosa, nonostante l'unione monetaria appaia sull'orlo del baratro.