NEW YORK – Tutto è pronto per il varo della nuova stretta sulle armi da fuoco negli Stati Uniti: probabilmente nelle prossime ore, spiegano fonti ben informate; “al più presto”, si limita a dire la Casa Bianca. Di certo c’è che il piano è stato messo a punto in una riunione dello Studio Ovale tra Barack Obama, il ministro della giustizia, Loretta Lynch, e il numero uno dell’Fbi, James Comey.
Il presidente americano poi interverrà giovedì sera in diretta tv a un dibattito dedicato proprio al controllo delle armi. E lì non potrà che svelare i contenuti delle sue misure. Il suo è un giro di vite promesso da tempo. E che, di fronte all’inerzia del Congresso, Obama è ora deciso a realizzare, scavalcando Capitol Hill e usando i suoi poteri esecutivi: “Le decisioni che mi appresto a prendere – ha sottolineato – sono pienamente nell’ambito della mia autorità legale e in linea con il principio del secondo emendamento della costituzione”, quello che garantisce il diritto di ogni americano a possedere un’arma.
Così la tensione con i repubblicani e con le lobby di costruttori, venditori e possessori di pistole e fucili sale alle stelle. Mentre il tema infiamma inevitabilmente la campagna elettorale per le presidenziali, con Hillary Clinton che appoggia l’azione della Casa Bianca e Donald Trump che spara a zero su Obama, lanciando la sfida: se diventerà presidente – promette – annullerà il decreto o i decreti che il presidente si appresta a varare, considerati dal tycoon un vero e proprio “assalto al secondo emendamento”.
Ma la Casa Bianca si mostra tranquilla: “Ci aspettiamo che i provvedimenti esecutivi del presidente vengano contestati sul piano legale – ha spiegato il portavoce, Josh Earnest – ma siamo fiduciosi che queste misure resisteranno all’eventuale esame di una Corte”. Ed è proprio ai dettagli che in queste ore si sta lavorando, per apportare quelle limature che blindino le misure e le rendano il più possibile inattaccabili sul piano legale. Di certo il pacchetto prevede un rafforzamento dei cosiddetti ‘background check’, i controlli su chi acquista armi per verificare se abbia la fedina penale sporca o abbia sofferto di disturbi psichici. Questi controlli saranno estesi il più possibile, visto che a oggi molti rivenditori ne sono esonerati, oppure aggirano le norme esistenti. A partire dai grandi magazzini.
Saranno quindi rimpinguati i fondi per rafforzare questi controlli e rese più severe le regole che riguardano le indagini su armi smarrite o rubate. Finora il Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives avviava le ricerche solo se a scomparire erano almeno 10 armi da fuoco, e almeno una di esse era stata utilizzata per compiere un crimine. Ora si tenta di eliminare o di ammorbidire questi limiti, per consentire un maggior controllo delle armi in circolazione. Un numero enorme: circa 300 milioni, una ogni tre famiglie americane.
Difficile invece che per il momento nel piano Obama ci sia una norma che reintroduca il divieto di vendita dei fucili d’assalto e dei maxi-caricatori, misura che varata per decreto andrebbe incontro a più di un’obiezione legale. Intanto dalla parte di Obama si sono schierati molti ‘grandi donatori’ – vedi l’ex sindaco di New York, il miliardario Michael Blomberg – che con i loro soldi stanno sfidando la potente associazione dei costruttori di armi (Nra) tentando di introdurre norme restrittive a livello statale e locale. Facendo registrare già grandi successi in stati come il Connecticut e il Delaware, e sfidando le norme esistenti in tanti altri stati, dal Nevada al Maine. .