USA, elezioni. Democratici rischiano maggioranze a Camera e Senato

Pubblicato il 6 Settembre 2010 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA

Che alle elezioni  di medio termine previste a novembre i demoocratici non andranno bene è un fatto ormai scontato tra osservatori e analisti. Resta da vedere quanto non andranno bene e soprattutto se perderanno le loro maggioranze alla Camera dei Deputati e al Senato.

Il principale nemico dei democratici resta l’economia, che registra solo un anemica crescita e un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 9,6 per cento. Non sorprende quindi che secondo i sondaggi l’approvazione nei confronti delle politiche del presidente Barack Obama si scesa al di sotto del 45 per cento.

Ma il malcontento verso Obama e i democratici, scrive il New York Times, deriva anche dal fatto che la Casa Bianca non è riuscita a convincere gli elettori che le riforme sanitaria e dell’attività finanziaria oltrechè lo stimolo economico per uscire dalla crisi sono stati positivi per il Paese.

Obama e i suoi consiglieri affermano che lo stimolo ha salvato l’economia dal completo collasso – un’opinione che molti economisti condividono. Ma i repubblicani sono stati molto più bravi nel convincere gli elettori che buona parte degli stanziamenti è stata sprecata da un governo federale che ha puntato troppo in alto per poi fornire prestazioni deludenti. Con la disoccupazione ancora molto alta, gli americani aspettano con impazienza risultati concreti.

”Un anno cominciato con le aspettative degli americani per una ripresa dell’occupazione è diventato un anno in cui non c’è nè ripresa nè occupazione”, ha dichiarato John Boehner, leader della minoranza repubblicana alla Camera.

Stando così le cose, rilevano gli analisti, la maggioranza democratica alla Camera potrebbe essere già persa mentre quella al Senato è sempe più in bilico.
Le previsioni dei sondagi dicono che i democratici, che controllano 255 dei 435 seggi della camera, a novembre potrebbero perderne 50. La questione, scrive il Nyt, ormai non è più la sconfitta, ma l’entità del disastro.

Nei ambienti democratici la speranza è che il 2010 sia come il 1982, quando l’alto tasso di disoccupazione e e la bassa popolarità di Ronald Reagan al primo mandato  minacciava il futuro della sua presidenza. Invece i repubblicani persero solo 26 seggi alla Camera e mantennero intatto il numero dei loro senatori. Reagan successivamente conquistò il secondo mandato con una maggioranza di voti elettorali senza precedenti (525-13).

A rendere più fosche le previsioni per i democratici è intervenuto anche l’analista indipendente Charlie Cook, dell’autorevole  Cook Political Report, secondo i calcoli del quale oltre alla conquista della maggioranza alla Camera, per i repubblicani è a portata di mano anche quella del Senato.

La situazione in cui si trova ora Obama ricorda quella di un altro presidente democratico al primo mandato: Harry Truman. Perse il controllo del Congresso nel 1946, governo inefficiente, ecomomia in cattivo stato e disoccupazione fecero crollare il suo indice di approvazione al 32 per cento. Dopole elezioni di medio-termine un commentatore dell’epoca scrisse che ”il voto degli americani è stato innegabilmente un voto di protesta per dire che non ne possono più dei pasticci della Casa Bianca”. Per Obama la buona notizia è che Truman, nonostante tutto, nel 1948 fu rieletto per un secondo mandato.