Obama vende $ 6 mld di armi a Taiwan e Pechino sospende relazioni militari

Elicotteri Blackhawk

Dopo la vicenda Google, i rapporti fra la Cina e gli Stati Uniti subiscono un altro scossone. L’amministrazione Obama, sulla falsariga di quella di George W. Bush, si appresta a vendere armi a Taiwan per un valore di 6 miliardi di dollari.

Una mossa che ha suscitato la reazione di Pechino che considera l’isola una provincia ribelle ma parte integrante della madrepatria, di cui più volte ha minacciato l’invasione. «Siamo indignati», ha detto il viceministro degli esteri He Yafei, per una decisione che «avrà un impatto negativo» sulle relazioni fra le due potenze.

Come immediata ritorsione la Cina ha sospeso le relazioni militari con gli Stati Uniti ed ha minacciato sanzioni contro i loro fabbricanti di armi.

Il Pentagono ha notificato al Congresso la richiesta di autorizzazione per vendere a Taiwan materiale bellico per 6,4 miliardi di dollari. Del pacchetto fanno parte 114 missili intercettori Patriot (2,81 miliardi), 60 elicotteri Black Hawk (3,1 miliardi), equipaggiamento per le comunicazioni dei cacciabombardieri F-16 di Taipei (340 milioni), 2 cacciamine classe Osprey (105 milioni) e 12 missili antinave Harpoon (37 milioni).  Si tratta della prima comunicazione di questo tipo fatta dall’amministrazione Obama. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, ha spiegato che «si tratta di una chiara dimostrazione dell’impegno dell’amministrazione di fornire a Taiwan gli armamenti difensivi di cui ha bisogno», precisando che gli Usa non hanno ancora comunicato alla Cina in via ufficiale questa loro decisione.

Ma la Cina non ci sta. He Yafai ha inoltrato protesta formale all’ambasciatore americano a Pechino, Jon Huntsman. «I piani Usa mineranno definitivamente le relazioni sino-americane e avranno un impatto estremamente negativo sullo scambio e la cooperazione tra i due Paesi nei principali settori», si legge nel messaggio. Pechino ha sospeso ormai da due anni ogni contatto di tipo militare con gli Stati Uniti dopo che l’allora presidente George W. Bush aveva presentato al Congresso, nell’ottobre del 2008, un progetto per vendere armi a Taiwan.

I rapporti tra Repubblica popolare e Stati Uniti non stanno attraversando un momento felice e anzi sono da tempo tesi su molti temi, tra cui i diritti umani, il Tibet e la sicurezza sui prodotti commerciali. Il viaggio in Cina del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, era parso aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra i due paesi.

Nelle ultime settimane, invece, le relazioni sino-americane hanno conosciuto un ulteriore irrigidimento in seguito alla vicenda Google: gli Usa hanno apertamente accusato la Cina di «pirateria informatica» dopo che il motore di ricerca aveva reso noto che hacker cinesi erano entrati nelle caselle postali di dissidenti cinesi. La Cina aveva respinto le accuse, e un portavoce del ministero dell’Informatica aveva definito «senza fondamento» le affermazioni di Google.

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