Pakistan: i militari contro il presidente Zardari e il governo

Il presidente pakistano Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto

C’è del marcio in Pakistan. E’ il meno che si possa dire per questa terra sventurata, logorata dalle dittature militari, dalla povertà estrema, da un islamismo fanatico, tribale e violento, e infine colpita recentemente dal flagello delle inondazioni.

In questo periodo di crisi economica e umanitaria, l’elite politica di Islamabad è messa alle corde. I politici al governo sono accusati di una gestione inetta della catastrofe. Alcune delle cariche più importanti sono accusate di corruzione, malversazione e altri crimini contro la cosa pubblica.

Sul banco dei pubblici ministeri siedono oggi i militari, vera istituzione forte del paese che, nel corso degli anni, si è imposta come fattore politico ed ha esercitato la propria influenza con pressioni e colpi di stato (l’ultimo nel 1999). L’influenza e la violenza esercitate dall’esercito pakistano sulla politica sono state in genere giustificate, nel discorso ufficiale, con la pretesa inefficienza del potere centrale.

Proprio quello che sta succedendo oggi. Gli alti ufficiali stanno premendo da settimane per un cambiamento nel governo e non è un segreto che l’obiettivo finale dell’azione sono le dimissioni del presidente, Asif Ali Zardari.

Zardari, marito vedovo di Benazir Bhutto,  uccisa in un attentato compiuto da terroristi islamici. è stato eletto nel 2008 sull’onda della compassione scatenata dalla morte della moglie.

Malgrado l’entusiasmo dell’inizio del mandato, Zardari non gode della fiducia néndelle istituzioni internazionali né di quelle pakistane. La corte costituzionale brandisce da mesi la minaccia di privare il presidente della sua immunità, esponendolo così ad una vecchia imputazione su un presunto riciclaggio di denaro in Svizzera.

Anche gli americani, il principale partner strategico del paese, si sono mostrati scettici sulla gestione della cosa pubblica. Richard Holbrooke, rappresentante americano per l’Afghanistan e il Pakistan, ha fatto intendere che il Pakistan non potrà contare esclusivamente sugli aiuti della comunità internazionale per fare fronte alla crisi umanitaria; un modo, secondo alcuni interpreti, per censurare il governo e le sue inadempienze.

Zardari e il suo governo godono soprattutto di un’estrema impopolarità all’interno del paese. Nel momento del picco delle inondazioni, il presidente si trovava in visita di stato in Francia e ne ha approfittato per una visita ad un maniero di famiglia, il Manoir de la Reine Blanche, un castello normanno del XVI secolo. Il contrasto dell’immagine era forte e non era fatto per lasciare indifferenti; da una parte un leader ricco, quasi un feudatario dell’Ancien Régime, dall’altra un popolo di miserabili straccioni colpiti dalle inondazioni.

Sembrava difficile, ma il primo ministro del governo, Yusuf Raza Gilani, è riuscito a fare anche di peggio. Quando sono cominciate le operazioni di soccorso si è fatto riprendere dalle camere in un campo umanitario. Si è scoperto più tardi che si trattava di un set appositamente costruito per simulare la visita. Degli attori remunerati interpretavano le vittime dell’alluvione.

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