Pakistan. Musharraf, mandato di arresto per complicità in assassinio Benazir Bhutto

L'ex-presidente pakistano Pervez Musharraf

Un tribunale speciale antiterrorismo di Rawalpindi, in Pakistan, ha deciso  che l’ex presidente pachistano, generale Pervez Musharraf, deve essere arrestato nell’ambito dell’inchiesta sull’assassinio della ex-premier Benazir Bhutto nel 2007.

L’accusa e’ quella di complicita’ con gli organizzatori dell’attentato suicida che provoco’ la morte della carismatica leader e di una ventina di suoi sostenitori.

L’ex generale, che nel 2009 ha scelto la via dell’esilio a Londra, ha fatto sapere di non avere intenzione di obbedire ai giudici che hanno disposto il mandato di arresto (senza liberta’ su cauzione) e ordinato la comparizione dell’imputato il prossimo 19 febbraio.

Un suo portavoce, Fawad Chaudhry, ha seccamente replicato che ”l’accusa e’ senza fondamento e che il presidente non ha nessuna intenzione di presentarsi al processo”.

Non e’ chiaro cosa avverrebbe nel caso di inadempienza, probabilmente Musharraf sara’ dichiarato latitante per la giustizia pachistana. Secondo quanto si e’ appreso, i giudici sarebbero stati obbligati a emettere l’ordine di cattura di fronte al suo rifiuto di cooperare nelle indagini.

L’ex capo di stato, salito al potere con un golpe nel 1999, non ha mai abbandonato la speranza di tornare in patria dopo la sua precipitosa uscita di scena nel 2008 avvenuta su pressione di un movimento popolare di protesta guidato dai magistrati e dai giudici della Corte Suprema che lui aveva rimosso. Lo scorso ottobre aveva lanciato un partito a Londra con l’intenzione di partecipare alle prossime legislative del 2013.

Nella memoria contenente 12 capi di accusa, il capo degli inquirenti, Khalid Qureshi, ha sostenuto che ”Musharraf e’ corresponsabile per tutto quello che e’ stato fatto attraverso il suo governo per facilitare e incoraggiare l’assassinio di Benazir Bhutto, e per aver giustificato le deficienze nel fornirle la necessaria protezione che il suo stato richiedeva”.

A tirarlo in causa sono due responsabili della polizia arrestati lo scorso dicembre, a cui l’allora presidente avrebbe chiesto di modificare il sistema di sicurezza poco prima che la Bhutto arrivasse nel parco di Liaquat Bagh a Rawalpindi, la citta’ gemella di Islamabad, dove era previsto un suo comizio elettorale.

La Bhutto, esponente del Partito popolare pachistano (Ppp), ora guidato dal marito e presidente Asif Ali Zardari, fu uccisa subito dopo mentre lasciava il luogo pubblico a bordo di un veicolo scoperto. La Bhutto aveva detto pubblicamente di essere nel mirino dei terroristi islamici fin dal primo giorno in cui arrivo’ dall’esilio tre mesi prima della sua morte.

L’ex uomo forte di Islamabad ha sempre smentito ogni accusa sostenendo l’ipotesi che la strage sia stata opera dei talebani di Baitullah Mehsud, ucciso da un aereo drone americano nel 2009.

Tuttavia, nell’aprile dello scorso anno, un rapporto di una commissione indipendente delle Nazioni Unite guidata dal cileno Heraldo Muñoz ha evidenziato le carenze dell’apparato di sicurezza dell’allora governo Musharraf giungendo alla conclusione che ”l’omicidio si poteva evitare”.

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