ROMA – Il Vaticano bussa alla porta dei Comunisti italiani, la porta viene aperta e ora Papa Francesco può parlare in Corea e da lì rivolgersi anche al Vietnam accolto da folle oceaniche di cattolici. Il succo dei suoi discorsi è rivolto soprattutto al vicino gigante cinese, al centro di una stategia vaticana ardua, che Francesco intende dispiegare a partire dal viaggio in corso che ne è una prima tessera. Ma andiamo per ordine rivelando un retroscena.
Per ora il pontefice si prende cura della Corea e del Vietnam, Paesi con non trascurabile presenza cattolica a sud della Cina, ed è curioso che a facilitare i rapporti con il governo vietnamita per consentire di svolgere al meglio il viaggio in corso sia stato Oliviero Diliberto, segretario di quel che resta del partito dei Comunisti italiani ed ex ministro della Giustizia. Presidente dell’Associazione di amicizia italo vietnamita, alcuni anni fa Diliberto è stato raggiunto da una telefonata della Segreteria di Stato vaticana che gli chiedeva “se per cortesia potrebbe mettere meglio in contatto il Vaticano con il governo del Vietnam”.
Ovvia la grande sorpresa dell’ex segretario dei Comunisti italiani, “mangiabambini” e per giunta scomunicati da oltre mezzo secolo. Riavutosi dallo sgomento e appurato che non si trattava di uno scherzo, Diliberto ha accolto volentieri la richiesta. Ne è seguito un lungo e silenzioso lavorio sotterraneo. Che ora sta mostrando i suoi primi frutti.
Anche se il vero obiettivo di questo viaggio di Papa Francesco è la Cina.