Papa in Sinagoga: parole su Lefebvre, rischio nuovo caso

Pubblicato il 15 Gennaio 2010 - 19:23 OLTRE 6 MESI FA

Il Papa Ratzinger

Ad appena due giorni dall’attesa visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma, le parole dette oggi, 15 gennaio, dal Papa sui lefebvriani – e sul necessario riavvicinamento con quest’ala ultra-tradizionalista – hanno rischiato di creare un nuovo incidente tra la Chiesa e il mondo ebraico: un focolaio di ulteriori polemiche spento però sul nascere dall’immediata precisazione della sala stampa vaticana.

Durante l’incontro con i partecipanti all’Assemblea plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede – l’ex Sant’Uffizio da lui stesso presieduto per 24 anni – papa Ratzinger ha espresso il desiderio che «vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S.Pio X», cui fa capo il movimento ultra-conservatore dei lefebvriani.

Proprio alla Congregazione per la Dottrina della Fede, il pontefice aveva affidato il confronto dottrinale volto a riportare i lefebvriani alla «piena comunione» con Roma. «Il raggiungimento della comune testimonianza di fede di tutti i cristiani – questo il presupposto del Papa, che raccoglieva alcuni temi posti dal prefetto della Congregazione, card. William Joseph Levada – costituisce la priorità della Chiesa di ogni tempo, al fine di condurre tutti gli uomini all’incontro con Dio».

«Unità di fede» e «fedeltà dottrinale», infatti, sono tra i principali compiti affidati al Papa, che è tenuto ad esserne «custode e difensore». Ed è «in questo spirito» che Ratzinger ha detto di confidare in particolare nell’impegno dell’ex Sant’Uffizio perché vengano superati «i problemi dottrinali» che ancora ostacolano «la piena comunione» con la Chiesa da parte dei lefebvriani.

Il riferimento ha subito suscitato un clima di forte irritazione nel mondo ebraico romano, memore del fatto che, con la recente revoca da parte di Benedetto XVI della scomunica contro i lefebvriani, il perdono loro concesso riguardava anche il vescovo britannico Richard Williamson, all’origine di un vero scandalo internazionale con le sue posizioni antisemite e le sue tesi negazioniste della Shoah. Un nuovo inciampo per l’imminente visita papale alla Sinagoga dopo le polemiche sulla beatificazione di Pio XII? Pare che contatti immediati siano intercorsi tra la comunità ebraica e gli uffici vaticani per la richiesta di una precisazione delle parole del Papa.

Il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha puntualizzato che le conclusioni del Concilio Vaticano II e in particolare il documento Nostra Aetate che ha ridefinito tra l’altro i rapporti tra cattolici ed ebrei «non sono in discussione». Il portavoce della Santa Sede ha precisato che, come il Papa «ha più volte indicato, l’adesione al magistero del Concilio Vaticano II, di cui la Dichiarazione Nostra Aetate è un documento essenziale, è condizione per la vera comunione ecclesiale».

Una esplicita rassicurazione, quindi, per chi paventava che il riavvicinamento con i lefebvriani potesse passare per una revisione delle tesi conciliari, in particolare nel campo dei rapporti col mondo ebraico. Un mondo che sembra tuttora percorso da forti contrasti al suo interno, tanto che subito dopo la visita del papa in sinagoga – a quanto si è appreso – potrebbero essere formalizzate le dimissioni di uno o più consiglieri della Comunità ebraica romana.

Polemiche che potrebbero essere alimentate anche dal fatto che per la visita del Papa alla sinagoga di Roma un gruppo di cristiani integralisti ha promosso domenica prossima, 17 gennaio, a Verona una «santa messa di riparazione»: a celebrare il rito, «perché la chiesa di San Pietro martire resti cattolica e contro il relativismo religioso», è stato chiamato il discusso lefebvriano Floriano Abrhamowicz, noto per aver espresso a sua volta tesi negazioniste sull’Olocausto e per questo scomunicato dalla Santa Sede. Nel campo opposto un gruppo ebraico, ‘Gherush92’, ha annunciato per domenica mattina una conferenza stampa sulla visita del papa che definisce oggi “una visita revisionista”.