La visita del Papa a Londra ha sottolineato ancora una volta la follia che molte volte travolge la mente umana quando entra in gioco la religione e quante persone siano morte nei secoli, e continuino ancora oggi a morire, in nome del “vero dio” che ciascuno crede di servire se non addirittura di essere.
L’assurdità dell’estremismo religioso e la vanità di tanto sangue versato hanno trovato la più palese conferma non tanto nelle cose che ha detto papa Benedetto XVI, ma nel luogo in cui il Papa ha pronunciato il suo discorso, quella Westminster Hall, la grande aula di Westminster in cui, quasi mezzo millennio fa fu processato Thomas More (italianizzatoTommaso Moro), santo cattolico dopo essere stato decapitato perché non volle ubbidire agli ordini del suo re, Enrico VIII.
More e Enrico sono diventati personaggi familiari anche ai telespettatori italiani grazie alla serie tv dedicata ai Tudor e sono stati tra i protagonisti di un’epoca tormentata, durante la quale il cristianesimo si spaccò sulla spinta dello scisma luterano e la Chiesa d’Inghilterra si staccò da Roma un po’ per l’ondata riformista e un po’ anche molto per un divorzio negato dal Papa a Enrico, impazzito d‘amore per Anna Bolena (passata la passione la fece decapitare): in quegli anni tanta gente venne uccisa, decapitata o bruciata viva, in nome della vera fede. A poca distanza dall’aula dove Benedetto XVI ha pronunciato il suo discorso c’è una piazza, davanti al millenario mercato di Smithfield, sotto cui ancora si trovano i resti dei roghi e c’è una chiesa, St.Bartholomew-the-Less, sul cui altare oggi preti anglicani e cattolici si alternano pacificamente per risparmiare sui costi del sacrestano.
Il discorso del Papa a Westminster e gli altri suoi interventi londinesi sono stati caratterizzati dalla contraddizione fra una spinta all’apertura al nuovo e una irresistibile difesa del rigore religioso e della tradizione. Mentre da un lato Benedetto XVI metteva in evidenza ai leader delle altre religioni l’importanza del dialogo tra le diverse fedi, sulla base della ”reciprocità” e della ”libertà di praticare la propria religione’ dall’altro spolverava tutti gli argomenti dei preti, di qualsiasi religione, contro il benessere e la società e arrivava a lamentare che c’è chi vuole ridurre i toni delle festività del Natale per non disturbare le altre fedi’.
La visita londinese di Benedetto XVI è stata marcata dal ritmo intenso degli incontri e dei discorsi. Dopo aver ringraziato al St Mary’s University College gli educatori delle scuole cattoliche che garantiscono ”un ambiente sicuro per i bambini e i giovani”, e aver invitato gli studenti a ”non accontentarsi” di modelli ”di seconda scelta”, il Pontefice ha incontrato gli esponenti delle altre confessioni, tra cui il rabbino capo Lord Sacks e il rappresentante musulmano Khaled Azzam.
La ”collaborazione” e il ”dialogo fra religioni”, ha detto il Papa, richiedono ”il rispetto reciproco, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione a un’altra” come invece avviene ”in alcune parti del mondo”. Un tema molto ‘caldo’, questo, in tempi di scontri fra comunita’ religiose, persecuzioni, assalti alle chiese cristiane.
Perché il dialogo sia ”fruttuoso”, ha insistito il Pontefice, occorre ”reciprocita”’ da parte di tutte le altre religioni. Un auspicio che non si limita ad una pacifica convivenza tra le varie confessioni, ma ad un impegno comune per la pace, la giustizia, la difesa della vita e dell’ambiente, e per ”la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunita’ dalla vita della societa”’.
Proprio la preoccupazione di Benedetto XVI per ”la crescente marginalizzazione della religione”, anche nelle nazioni più tolleranti, è stata al centro del discorso alla Westminster Hall, cuore istituzionale del Regno Unito, davanti a vari esponenti della società britannica, tra cui gli ex premier Margaret Thatcher, John Major, Tony Blair e Gordon Brown e l’attuale vice premier Nick Clegg. Partendo dalla figura di Tommaso Moro, che proprio in quell’aula fu processato e condannato nel 1535, Ratzinger ha sviscerato il tema del rapporto tra religione e politica, puntando il dito contro quanti ”sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata”, e contro chi ritiene che la celebrazione in pubblico di festività come il Natale ”andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna”.
E ancora contro quanti, ”paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni” vorrebbero che i cristiani che rivestono cariche pubbliche agiscano ”contro la propria coscienza”. Il Papa ha concluso con un appello a ”cercare vie per promuovere e incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale” per dare un ”fondamento etico per le scelte politiche”. Un’affermazione salutata da lunghi e scroscianti applausi.
L’unità dei cristiani e’ stato invece il tema dell’incontro con l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana, e dell’omelia dei Vespri nell’Abbazia di Westminster. Il dialogo continua, anche se non mancano le ”difficoltà”.
La veglia serale nel cuore verde londinese di Hyde Park sarà il momento culminante della terza giornata del viaggio di Benedetto XVI in Gran Bretagna.
Primo evento in agenda l’incontro, nella residenza dell’arcivescovo di Westminster, con il primo ministro David Cameron, il vice premier Nick Clegg e la leader dell’opposizione laburista Harriet Harman. Quindi Messa nella Cattedrale di Westminster, visita agli anziani di una casa di riposo cattolica nel quartiere londinese di Lambeth e infine la veglia di preghiera a Hyde Park, dedicata alla beatificazione del cardinale britannico John Henry Newman che il Papa eleverà all’onore degli altari domani a Birmingham, nel nord dell0Inghilterra.