Vescovi e cardinali predicano il rinnovamento, ma tacciono da anni sugli abusi

Papa Benedetto XVI

Da un lato la Chiesa invita a rinnovare la politica in nome della legalità e dall’altro per anni ha nascosto per anni la vergogna degli abusi sessuali. Il cardinale e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, giovedì aveva espresso «il sogno di allargare le generazioni dei politici cristianamente ispirati che siano in grado di rinnovare profondamente», ma senza fare riferimento allo scandalo della pedofilia in Germania e in Irlanda.

Eppure dalle colonne del New York Times arriva una denuncia che fa vacillare l’equilibrio dei vertici ecclesiastici: negli anni Ottanta Joseph Ratzinger ignorò l’allarme lanciato da uno psichiatra in Germania che aveva in cura un prete accusato di abusi su minori. Negli anni Novanta impose ai vescovi americani il silenzio sulle violenze perpetrate da alcuni sacerdoti cattolici in Texas nei confronti di tre ragazzini.

La retorica del rinnovamento e della legalità si perde allora nella cronaca raccontata dal quotidiano americano. Erano i primi anni ’80 e l’attuale Papa, allora a capo dell’Arcidiocesi di Monaco, ricevette diversi avvertimenti dal medico Werner Huth il quale chiedeva espressamente di impedire a padre Peter Hullermann di continuare ad avere contatti con i ragazzi. Nonostante l’allarme lanciato dallo psichiatra il parroco, dopo un periodo di terapia, tornò alla sua attività ecclesiastica, compresi gli incontri con i ragazzini. Solo nel 1986 venne arrestato per abusi su minori.

Le comunicazioni tra il dottor Huth e Ratzinger non furono mai dirette perché il medico usava come tramite il Heinrich Graf von Soden-Fraunhofen, scomparso nel 2000.

Circa dieci anni dopo, negli anni Novanta, tre ragazzini in Texas denunciarono un seminarista colombiano, Juan Carlos Patino Arango, di averli violentati. Quando ancora Joseph Ratzinger era prefetto per la Dottrina della Fede a Roma, venne accusato dai giudici americani di “cospirazione contro la giustizia”, favoreggiamento in Italia. Appena divenne Papa e dunque Capo di Stato, la storia venne archiviata su richiesta del governo americano.

Ma nel maggio del 2001 Ratzinger inviò a tutti i vescovi cattolici una lettera contenente le “linee-guida” per trattare gli episodi di pedofilia nella Chiesa: non rendere pubbliche le indagini in merito per un periodo di 10 anni dal momento in cui le vittime avessero raggiunto l’età adulta. A scoprire la missiva è stato l’avvocato delle tre vittime texane, Daniel Shea, che ha presentato il documento davanti alla Corte distrettuale di Harris County.

Ora la Chiesa vuole aprirsi, parla di una nuova generazione di cattolici in grado di guidare l’Italia, ma ha la memoria corta sulla propria politica, quella sintetizzata nelle conclusioni della lettera del Papa ai vescovi: «Situazioni di questo tipo sono coperte dal segreto pontificio». A rafforzare questa linea fu allora il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone: «Secondo il mio punto di vista, la richiesta secondo cui un vescovo debba essere obbligato a denunciare agli organi di polizia gli atti di pedofilia commessi da un prete è completamente infondata». Proprio Bertone il 19 febbraio scorso aveva parlato di «una nuova generazione di politici cattolici che dia esempio di rettitudine (…) che riaffermi che l’etica è una sola, che non c’é distinzione tra comportamenti pubblici e privati, e che la politica non è “una cosa sporca”, ma una missione per conto di Dio».

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