Perù: il presidente Humala si è insediato

LIMA, 28 LUG – Il nazionalista di sinistra ed ex militare, Ollanta Humala, 49 anni ed un passato un po' sui generis, si e' insediato oggi come nuovo presidente del Peru' e, nel suo discorso in Parlamento, ha annunciato un ambizioso piano di giustizia sociale, pur se ha chiamato a far parte del suo governo tecnocrati liberisti ben visti da Wall Street.

Ma non tutto gli e' andato liscio. Pur se erano presenti 15 capi di Stato, dieci dei quali latinoamericani, ed almeno 100 delegazioni estere, quando Humala, poco dopo aver cominciato a parlare, si e' impegnato a rispettare i principi della Costituzione del 1979 e non quella approvata nel 1993 durante il governo di Alberto Fujimori, i parlamentari del movimento fondato da sua figlia Keiko (che ha perso il ballottaggio contro di lui) lo hanno fischiato sonoramente. Ai quali, ovviamente, hanno risposto con altrettanti fischi, i colleghi dell'alleanza 'Gana Peru', con la quale l'ex militare, al secondo tentativo, ha strappato il passaporto per restare al potere fino al 2016.

Da rilevare in merito che, in Parlamento, non era presente il suo predecessore Alan Garcia. Il quale, infatti, non avendo ottenuto l'assicurazione che non sarebbe stato fischiato per i non pochi guai del suo governo (soprattutto la corruzione), ha preferito consegnare la fascia presidenziale all'addetto militare del Palazzo del governo e andarsene a casa da solo in macchina, dopo aver chiesto ''perdono'' ai peruviani.

In effetti la situazione del Peru' con cui si dovra' misurare Humala e' caratterizzata da profondi contrasti. Da vari anni, grazie soprattutto allo sfruttamento delle miniere, il Paese cresce appunto ad un ritmo del 7/8% annuo. Ma cio' non ha minimamente inciso su buona parte della popolazione, il 30% della quale vive in condizioni di poverta', mentre crescono i conflitti sociali (otto morti nell'ultimo mese).

Da qui l'annuncio del neopresidente che saranno destinati ben 4,3 miliardi di dollari per programmi sociali e l'aumento del salario minimo da 220 a 273 dollari, cosi' come un'imposta straordinaria sugli introiti delle sempre redditizie miniere.

Restera' pero' da vedere, avvertono gli analisti, come Humala potra' districarsi avendo affidato ministeri chiave del governo a noti esponenti dell'establishment imprenditoriale e finanziario che, da anni, tirano le fila dell'economia del Paese. In pratica una sfida di un nazionalista di sinistra che ha finito per allearsi con la potente destra liberista.

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