In ogni guerra ogni piano d’attacco ha un obiettivo finale, quello dell’attacco russo in corso è Kiev. Kiev la città ma soprattutto Kiev intesa come luoghi e istituzione del governo ucraino. Il corpo di spedizione russo in Ucraina ha come obiettivo quello di disarticolare e disperdere Stato e governo ucraini così come sono, per questo a Kiev non deve esserci più niente e nessuno del governo che ancora c’è, per questo a Kiev devono esserci soldati russi. Cambiare con le armi i connotati politici all’Ucraina: è questa la missione che Putin ha assegnato ai suoi militari. Quindi obiettivo Kiev oggi per carri o parà russi per poter domani avere a Kiev altro governo, anzi per fare dell’Ucraina altro paese da quello che è.
Prima fase: disarticolazione di ogni comunicazione. Sia per mezzo di azione cibernetica, sia con i bombardamenti tramite droni, missili e più tradizionali caccia-bombardieri ed elicotteri d’assalto la prima fase del piano d’attacco russo prevedeva l’accecamento dell’intero sistema comando e controllo della difesa ucraina e l’azzeramento del sistema delle comunicazioni, militari e non, dell’Ucraina. A quel che appare dall’andamento dei combattimenti la prima fase del piano d’attacco russo è sostanzialmente riuscita.
Seconda fase: conquistare il cielo
La supremazia, anzi la conquista dello spazio aereo. La seconda fase dell’attacco serve, è anzi indispensabile per consentire poi l’avanzata sul terreno delle forze corazzate altrimenti esposte al fuoco di blindati, artiglieria e aviazione ucraini. I media cercano ossessivamente il carro armato russo, icona e must delle armate di Mosca. Invece l’attore dominante della fase due dell’attacco russo è la forza aerea che atterra l’aviazione nemica e, dopo aver fatto questo, punisce i mezzi corazzati ucraini se si muovono. Nella fase due la forza aerea russa colpisce anche la logistica militare ucraina, basi e depositi più che caserme.
Fase tre: gli stivali e i cingoli a Kiev
Mettere stivali e cingoli russi a Kiev non è solo dimostrativo o simbolico per l’attaccante russo, è anzi essenziale per la guerra come l’ha voluta Putin. Putin che l’ha detto con chiarezza: “Disarmare e denazificare”. Quindi la guerra Putin la fa dando alle sue truppe il compito e l’obiettivo di togliere subito al governo e allo Stato ucraino ogni arma (fase uno e due del piano d’attacco) e realizzare la condizione numero uno di quella che Putin chiama “denazificazione”. Cioè il cambio di governo e della stessa natura dello Stato ucraino. Gli stivali e i cingoli russi a Kiev sono la condizione per un governo e uno Stato ucraino non solo disarmato ma anche allontanato da rapporti e collaborazioni con l’Occidente. Anche qui Putin con tremenda chiarezza: l’occidente è secondo Putin tentazione inquinante e corrompente che ha assunto in Ucraina la forma di una nazione pervasa e governata da istanze “naziste”, cioè per definizione anti russe.
Dove sono ora i russi?
Nelle prime ore del secondo giorno del piano d’attacco truppe russe sono segnalate a circa 30 chilometri da Kiev. Ma questo vuol dire molto o molto poco. Ogni cronaca giornalistica disponibile difetta della minima visione militare per comprendere dove sono davvero i russi. Si inquadrano spezzoni di droni esplosi, palazzi colpiti, riverberi di esplosioni, colonne di auto in fuga, civili piangenti. Si pubblicano cartine con frecce direzionali e icone grafiche ad indicar carri armati…Ma se e quante truppe russe sbarcate o no ad Odessa, se Mariupol è ancora ucraina o già russa, se e dove gli spetsnaz russi (truppe speciali) già attendano o no l’arrivo delle colonne di occupazione questo il racconto giornalistico della guerra in corso non è in grado di dirlo o documentarlo. Una cosa però appare certa, certa nelle parole di Putin e nella dimensione e nello svolgersi del piano di attacco russo: ci sarà, forse già c’è in queste ore, la battaglia di Kiev. Prendere Kiev è l’ordine che hanno in tasca i militari russi.