Non è piaciuto al Los Angeles Times il profondo inchino di Barack Obama dinanzi all’imperatore giapponese Akihito. Sarcastico il titolo: “Fino a dove si abbasserà dinanzi ai monarchi?”. E poi il commento: “Inchini verso il basso così evidenti, in Giappone, sopratttutto tra le generazioni dei più anziani, sono un segno di grande rispetto e deferenza nei confronti di un superiore”.
Non è la prima volta che Obama sembra subire il fascino di una corona. A marzo 2009, durante il G20 di Londra, ci fu polemica in America per il profondo inchino di Obama al cospetto di re Abdullah dell’Arabia Saudita. Fu detto all’epoca che la hubris americana si era dovuta piegare davanti al dio petrolio,
Ma questa volta non c’è altra spiegazione dell’intramontabile fascino della monarchia, visto che il Giappone è ancora sottomesso agli Stati Uniti da una serie di vincoli, derivanti dalla vittoria americana sul Giappone nella seconda guerra mondiale, in cui il nonno di Akihito, Hirohito, aveva trascinato l’Oriente e l’America in un conflitto da milioni di morti, da cui si uscì al prezzo di due bombe atomiche.
C’è forse anche un’altra spiegazione, meno crudele è più cinica ed è che la colpa della ennesima gaffe presidenziale sia di chi ha preparato Obama al viaggio in Giappone.
Tutti sannio che in Giappone gli inchini sono uno dei perni della vita sociale. I giapponesi si inchinano davanti a tutto, persino le porte di un ascensore di un grande magazzino pieno di clienti mentre si chiudono o le spalle dei passeggeri di uno scompartimento ferroviario. Gli inchini non sono uguali per tutti, l’inclinazione del corpo dipende dall’importanza del destinatario dell’omaggio. Come si può rilevare guardando il video Obama si inchina due volte, prima davanti a Akihito, molto profondamente, poi davanti alla moglie, con una flessione del busto appena accennata.
Probabilmente il maestro delle cerimonie della Casa bianca ha addestrato Obama all’inchino giusto per per quando un comune mortale vuole rendere omaggio all’imperatore. Questo spiegherebbe anche la differenza di flessione del busto tra marito e moglie, la quale, in quanto donna, ha diritto a onori minori.
Peccato ci si sia dimenticati, nelle prove a Washington, che il saluto e quindi l’inchino doveva farlo il presidente degli Stati Uniti e quindi i parametri giapponesi di ampiezza di inchino necessariamente sono subordinati a quelli della politica mondiale.
Conclude il Los Angeles Times: “Ma forse negli Stati Uniti un’onesta stretta di mano sarebbe stata vista meglio”.
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