Politica e risse, Bagnasco dice basta

CITTA' DEL VATICANO 23 MAG Basta risse e litigiosita'. Si' a una politica di fatti – CITTA' DEL VATICANO, 23 MAG – Basta risse e litigiosita'. Si' a una politica di fatti concreti per il bene comune. Si' a ''gesti di assennatezza'' per ''pace sociale'' e alacre operosita'''. Aprendo la 63.ma Assemblea generale della Cei, che cade a pochi giorni dai ballottaggi per le amministrative, il cardinale Angelo Bagnasco denuncia la riduzione della ''politica che oggi ha visibilita''' a ''litigio perenne'' e ''recita scontata e noiosa''. ''La gente e' stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando'', commenta, e critica ''una stampa da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo piu' ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall'altra troppo antagonista, eccitante al disfattismo..''. Il presidente dei vescovi vuole ''dare voce all'invocazione interiore del Paese sano distribuito all'interno di ogni schieramento'', nello stesso spirito che ha animato la Chiesa a partecipare alle celebrazioni per i 150 anni dell'unita', il 17 marzo, e che animera', giovedi' prossimo in Santa Maria Maggiore, il rosario dei vescovi con il Papa ancora per il 150.mo anniversario. Il porporato rilancia l'appello del Papa, rinnovato ad Aquileia, per una nuova generazione di politici cattolici, e indica alcuni temi: biotestamento, famiglia, una ''alleanza di tutte le categorie'' per il lavoro, la scuola. Nella stessa ottica analizza il ruolo svolto dall'Italia nell'emergenza profughi, principalmente a Lampedusa. Bagnasco si augura che la legge sul biotestamento ''al di la' dei tatticismi che finirebbero per dare un'impressione errata di strumentalita', non si imbatta in ulteriori ostacoli, ottenendo piuttosto il consenso piu' largo da parte del Parlamento''. Chiede di ''passare alla parte propositiva, agli interventi strutturali efficaci per dare dignita' e robustezza'' alla famiglia, ''decisiva per la tenuta del Paese e il suo futuro''. La politica poi non puo' trascurare ''la scuola, tutta la scuola, che – ha esortato – dobbiamo amare con predilezione, qualificando certo la spesa ma non prosciugando risorse che lasciano scoperti servizi essenziali come le materne, il tempo pieno, le scuole professionali, la ricerca''. L'appello piu' forte e' quello per salvare e generare posti di lavoro. Rivolto a imprenditori e banche, sindacati e lavoratori, e declinato sulle esigenze della dignita' e sicurezza, della rivalutazione del lavoro manuale, della non centralita' del danaro come criterio di valutazione, con una condanna del ''peccato'' della evasione fiscale. E lanciato con una serie di accorati ''vorremmo''. Come vescovi ''se non parliamo ad ogni pie' sospinto, non e' perche' siamo assenti, anzi, – sottolinea Bagnasco – ma perche' le cose che contano spesso sono gia' state dette, e ripeterle in alcuni casi non serve''. Pero', rimarca, si sappia che ''la nostra opzione di fondo'' e' la stessa del Papa ad Aquileia: ''preparare una generazione nuova di cittadini che abbiano la freschezza e l'entusiasmo di votarsi al bene comune quale criterio di ogni pratica collettiva''. La Chiesa ci crede e si sta impegnando per questo a formare ''aree giovanili non estranee alla dimensione ideale e politica, per essere presenza morale condizionabile''. Tra i nemici della buona politica, ammonisce il presidente della Cei, c'e ''l'individualismo indiscriminato'' chiuso a ''ogni istanza sociale'', mentre ''le donne e gli uomini di cultura'' possono molto contro questa ''deriva individualistica e solitaria''. (giovanna.chirri@ansa.it) .

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