Putin a processo per crimini di guerra? Biden lo esige, ma non riconosce la Corte dell’Aja. Come si procede

Putin a processo per crimini di guerra? I crimini di guerra sono stati per la prima volta definiti, dal punto di vista giuridico, con la Convenzione di Ginevra del 1949.  La Convenzione è stata aggiornata con i due Protocolli aggiuntivi del 1977 e quello del 2005.

Putin a processo per crimini di guerra?

Presa nella sua interezza, la Convenzione costituisce la base del diritto internazionale umanitario. L’organo che invece si occupa di perseguire i crimini di guerra – tra i vari sui quali ha giurisdizione – è la Corte Penale Internazionale dell’Aja.

Nata in seguito alla Conferenza diplomatica di Roma del 1998, la Corte è entrata pienamente in vigore nel 2002. Purtroppo, però, molti Stati non sono firmatari dello Statuto di Roma e dunque si sottraggono all’azione della Corte.

Ma gli Usa non riconoscono la Corte dell’Aja

Tra questi figurano gli Usa del presidente Biden (che oggi ha chiesto a gran voce di processare Putin per i crimini di guerra perpetrati a Bucha), la Russia, la Cina e l’India, solo per citare le nazioni più importanti.

Questo non significa però che la Corte sia del tutto impotente. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu può darle mandato di indagare ed eventualmente processare individui od enti che hanno infranto il diritto umanitario anche in quei Paesi non firmatari dello Statuto.

I poteri della Corte, il diritto umanitario

Naturalmente è molto difficile che questo avvenga nel caso del conflitto in Ucraina, dato che la Russia ha il diritto di veto al Consiglio. Il procuratore della Corte, il britannico Karim Khan, ha ad ogni modo annunciato che l’Aja ha iniziato le sue indagini in Ucraina.

Ed ha raccolto già testimonianze e dati utili, in virtù della richiesta in tal senso depositata da oltre 40 Paesi firmatari. “Non c’è giustificazione legale, non ci sono scuse per attacchi indiscriminati o sproporzionati nei loro effetti sulla popolazione civile”, ha chiarito Khan l’11 marzo scorso.

“Il mio ufficio continuerà il suo lavoro in Ucraina e cercherà di approfondire ulteriormente il suo impegno con tutti gli attori nel perseguimento del nostro obiettivo comune di garantire la responsabilità per i crimini internazionali”.

Benché neppure l’Ucraina sia firmataria dello Statuto di Roma, Kiev ha infatti accettato la giurisdizione dell’Aja.

Stando alle regole, la Corte può intervenire se “i crimini sono stati commessi da un cittadino di uno Stato parte, o nel territorio di uno Stato parte, o in uno Stato che ha accettato la giurisdizione della Corte”.

Oltre ai “crimini di guerra” – che comprendono “l’uccisione o la tortura dei civili o dei prigionieri di guerra” nonché “attacchi intenzionali contro ospedali” o “strutture civili” – la Corte può perseguire il “genocidio” o “i crimini contro l’umanità” – come ad esempio lo “stupro” o la “deportazione”.

Ma anche nel caso di un’ipotetica condanna non vi sarebbe modo di ottenere l’estradizione dei responsabili dalla Russia.

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