Putin referendum innesco di guerra totale: far diventare Russia l’Ucraina occupata e tenerla usando le armi nucleari

Guerra, guerra totale è la scelta di Putin. Lo ha comunicato alla sua gente, alla Russia, all’Ucraina, al mondo intero: i territori ucraini fin qui occupati con l’invasione armata diventeranno a tutti gli effetti Russia. E la Russia, la  terra russa, come da dottrina militare e politica esposta e rivendicata da Mosca, si difende, se attaccata, anche con l’uso delle armi nucleari. Il Donbass, la zona di Kherson e perfino l’intero oblast (provincia) di Zaporizhzhia neanche tutto occupato dai russi diventeranno Russia per via di referendum fissati di qui a breve e benedetti da Putin come missione “umanitaria” nei confronti dei “cinque milioni di oppressi da Kiev”. Se e quando l’esercito ucraino attaccherà nel tentativo di riprendersi questi territori, allora sarà attacco alla Russia e sarà all’ordine del giorno, possibile, i certa misura già quasi annunciato l’uso da parte di Mosca delle armi nucleari.

L’Armata non ce l’ha fatta, ora Putin passa alla Bomba

L’Armata di invasione non ce l’ha fatta. Doveva prendere Kiev, ha fallito. Si è ritirata dal Nord Ovest dell’Ucraina dopo averne disceso dalla Bielorussia le strade con colonne di blindati. Non ha mai conquistato la supremazia aerea. Ha incassato pesanti sconfitte sul mare. Ha subito, sta subendo la contro offensiva nel Nord Est, cede territori occupati e conquistati. Bombarda case, villaggi, città, tutti gli obiettivi civili possibili ma non ce l’ha fatta, non ce la fa. Sette mesi di guerra non hanno piegato l’Ucraina, stanno piegando l’Armata di invasione. E allora il regime, Mosca, Putin passano la mano alla Bomba. Annunciano che si terranno quel che hanno preso e stanno perdendo con l’uso di armi nucleari.

Referendum innesco

I referendum annunciati non sono e non vogliono essere libere consultazioni elettorali. Ferocemente farsesco parlare di consultazione popolare dove c’è un esercito di occupazione. Esercito che rastrella, imprigiona, non di rado spedisce alle fosse comuni. I referendum sono la esplicita volontà di Putin di nessun negoziato, nessuna pace. Se non fosse per la sua relativa marginalità sarebbe da chiedere ai vari Giuseppe Conte d’Italia quali in concreto “sforzi diplomatici intensificare” con chi annette le terre invase e si prepara a difendere il bottino dell’invasione anche a colpi di atomiche da sparare sul terreno. I referendum sono l’innesco delle armi atomiche cosiddette tattiche, quelle cioè a raggio limitato e ridotto. Solo un raggio di due-tre-cinque chilometri di devastazione totale e di terre, aria, acqua radioattive. Solo…

Al fronte chi ha fatto il militare

Finora al fronte ucraino, a combattere e a morire non i giovani delle metropoli russi, non la gioventù del ceto medio. Finora la guerra d’Ucraina non era entrata nelle case e nelle famiglie e nella vita quotidiana della gente di Mosca o San Pietroburgo. Finora a combattere in Ucraina i militari di professione, le truppe stanziali e i volontari reclutati soprattutto nelle campagne e villaggi della Russia profonda e lontana, in particolare quella asiatica. In caso di morte la famiglia veniva abbondantemente risarcita e ciò sollevava dalla miseria e, soprattutto, la nozione di morte, il morire in guerra veniva tenuto lontano dalla percezione dei russi delle città. Ora Putin ha annunciato che andranno al fronte ucraino tutti i russi che hanno fatto il militare, questo significa la mobilitazione parziale dei riservisti. Per quel che può e per quel che riesce ad esistere la pubblica opinione in Russia ora avrà la guerra sbattuta in faccia dalla realtà. Almeno in trecentomila famiglie russe arriverà per il marito, figlio o fratello e anche per le donne che hanno già indossato la divisa, la lettera di richiamo al fronte. Putin e il suo regime hanno scelto di rischiare anche questo: mandare a morire in Ucraina non solo il contadino che viene da oltre gli Urali ma anche lo studente che vive a Mosca. Una scelta di disperazione feroce.

Ogni paura è adeguata alla realtà

C’è da aver paura, davvero e con ragione. Uno Stato annuncia l’annessione di territori di un altro Stato. Uno Stato annuncia che sarà suo territorio nazionale quel che era territorio di altro Stato. Uno Stato annuncia che quel territorio che ha preso per via di invasione armata è ora suo territorio nazionale da tenersi anche con l’uso delle armi nucleari. Lo stesso Stato chiama alla guerra i suoi giovani che dal fronte aveva tenuto lontano. La terza guerra mondiale sta uscendo dalla dimensione degli scenari e sta entrando nella dimensione della realtà. Putin non è pazzo, è peggio, molto peggio che folle. E’ pronto alla guerra, qualunque guerra. Lo dimostra, lo afferma, lo attesta lui stesso quando dice che “Nato pronta all’uso armi di distruzione di massa contro la Russia”, quando parla di una Russia sotto attacco di un Occidente che la vuole “distruggere”.

La battaglia d’Ucraina, da lui scatenata e voluta, Putin l’ha militarmente persa e quindi è pronto a far diventare Russia quello che di Ucraina ha preso e a barricarla con le armi nucleari. Per non perdere se stesso il regime di Mosca mette in conto la guerra totale. Ogni paura è maledettamente adeguata alla realtà. Ogni neutralità, ogni illusione di neutralità, di starne fuori, di poter sottrarsi e defilarsi è maldestramente ingenua perché inadeguata alla realtà. Oppure è un cosciente stare, ai giorni e al tempo di una guerra che va a farsi totale, dall’altra parte. Dalla parte altra dell’Occidente, dalla parte di Putin. Le ambiguità al riguardo da sintomi e ipotesi di prudenza e cautela stanno scivolando in fretta a sintomi, ipotesi, manifestazioni di viltà civile ed etica e di sabotaggio nell’auto difesa.

 

Gestione cookie