Riconoscimento della Palestina all'Onu, l'Anp va avanti

RAMALLAH (CISGIORDANIA) – I palestinesi vanno avanti per la loro strada e all'Assemblea generale dell'Onu, fra pochi giorni, chiederanno ufficialmente l'adesione alle Nazioni Unite dello Stato di Palestina indipendente e sovrano accanto a un Israele confinato alle frontiere del 1967. Una campagna, che avra' il suo momento culminante davanti al consesso mondiale al Palazzo di Vetro il 20 settembre, preannunciata da tempo e oggi simbolicamente messa in moto oggi a Ramallah da una sfilata.

Nonostante i tentativi di dissuasione da parte degli Stati Uniti e del Quartetto e la netta opposizione di Israele, il Comitato esecutivo dell'Olp oggi si e' riunito insieme ai capi di tutte le componenti palestinesi a Ramallah con il presidente dell'Anp, Abu Mazen, ribadendo la propria decisione di chiedere per la Palestina lo status di ''194.mo Stato membro delle Nazioni Unite'', limitata dai confini del 4 giugno 1967 e con Gerusalemme Est come capitale.

Una scelta, descritta da un dirigente dell'Olp, Azzam al-Ahmed, come ''definitiva e irreversibile''. Nella convinzione, ha scritto al termine della riunione il segretario generale dell'Olp, Yasser Abdel Rabbo, che ''arrivare a questo obiettivo favorira' il rilancio di un processo di pace serio e di nuovi negoziati, con il chiaro obiettivo di una soluzione con due Stati sulle frontiere del 1967'', cioe' prima dell'occupazione israeliana della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e della Striscia di Gaza nella Guerra dei Sei Giorni.

Mentre il Consiglio dell'Olp era riunito, un centinaio di palestinesi con bandiere e cartelli ha sfilato per le strade di Ramallah fino al quartier generale delle Nazioni Unite, dove e' stata consegnata la lettera con la richiesta di adesione indirizzata al segretario generale Onu, Ban Ki-moon.

A consegnarla e' stata Latifa Abu Hmed, 60 anni, rifugiata del vicino campo di Al-Amari, che ha avuto un figlio ucciso dagli israeliani e altri quattro detenuti nello Stato ebraico. ''Rivolgo questo messaggio all'Onu per dire che noi abbiamo diritto ad avere il nostro Stato come tutti nel mondo e abbiamo diritto alla fine dell'occupazione''.

Nelle ultime ore avevano provato a far desistere Abu Mazen e la direzione palestinese due emissari statunitensi (l'inviato del Dipartimento di Stato, David Hale, e l'ambasciatore Dennis Ross), oltre all'inviato del Quartetto, Tony Blair e il Congresso Usa minaccia sanzioni contro i palestinesi. Abu Mazen ha annunciato ieri di aver incontrato in segreto sia il capo di stato israeliano, Shimon Peres, sia il ministro della difesa, Ehud Barak, ai quali ha assicurato la volonta' di tenere aperto al dialogo con lo Stato ebraico. Ma in assenza di un sommovimento nel processo di pace congelato, di aperture israeliane su un'inversione di marcia nella colonizzazione della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, la leadership palestinese appare determinata a compiere una mossa che qualcosa, comunque, dovra' smuovere.

Conscia del fatto che se anche avesse successo la sua iniziativa in Assemblea generale, il pieno status di stato membri avrebbe ancora bisogno del voto in consiglio di sicurezza, sul quale Washington potrebbe, rischiando di creare pero' indignazione nel mondo arabo tutto, far valere il suo diritto di veto. A supporto del gesto unilaterale davanti all'Assemblea generale, quindi, la leadership palestinese ha chiesto oggi ''una vasta mobilitazione in Palestina, nei campi profughi, nel mondo arabo e in tutti i Paesi del mondo per sostenere il passo alle Nazioni Unite''.

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