Usa, il destino della Riforma Sanitaria passa dai giudici (repubblicani)

Il destino della Riforma Sanitaria che Barack Obama ha fortemente voluto passa per la Virginia. La cosiddetta Health Care Reform – un’insieme di leggi federali e provvedimenti che per la prima volta in America instaurano la copertura medicale universale – è diventata legge da qualche mese. Come era prevedibile, l’opposizione repubblicana, che ha fatto dell’opposizione alla riforma un’efficace cavallo di battaglia, non è rimasta con le mani in mano. 13 procuratori generali degli Stati tenuti in mano dai Repubblicani si sono riuniti, nel dicembre del 2010, per intentare una causa contro la legge presso un tribunale federale della Florida.

In questo scenario da “resistenza repubblicana” c’è stato qualcuno che ha giocato fuori dal coro. Il procuratore generale Ken T. Cuccinelli ha agito da solo ed ha portato la causa davanti ad un tribunale federale del suo stato, la Virginia, noto per la celerità delle sue decisioni. Erano stati in molti ad aver criticato la mossa, giudicandola avventata. Si temeva l’effetto boomerang, che la precipitata azione finisse in una sconfitta per i repubblicani e incrinasse le possibilità di vittoria per le altre azioni legali intraprese. Alla sorpresa di tutti, il giudice federale interpellato dava invece ragione a Cuccinelli, osservando l’incostituzionalità di una parte della legge sulla Riforma sanitaria.

Come da copione, si preparava il secondo “round” della vicenda giudiziaria, ovvero l’appello, quando Cuccinelli ha, ancora una volta, preso tutti di sorpresa. La Virginia ha infatti deciso di chiedere alla Corte Suprema – la più alta istanza giudiziaria americana – di decidere per procedura straordinaria sulla questione della costituzionalità della legge. Si tratta, a detta degli osservatori, di un tentativo di bypassare la seconda istanza del tribunale federale. Cuccinelli starebbe tentando di ottenere un vantaggio strategico, cercando di impedire ai giudici dell’appello di rovesciare la vittoria di dicembre. Inoltre, così facendo conserverebbe la posizione dominante che la Virginia ha avuto nella battaglia giudiziaria che è cominciata all’indomani dell’approvazione della riforma.

Le possibilità per Cuccinelli di vedere la Suprema Corte esaminare d’urgenza la sua istanza sono, a detta di molti, minime e costituiscono, politicamente, un azzardo. L’organo giudiziario ha, infatti, acconsentito a queste richieste in casi estremamente rari. Secondo la legge, si deve infatti essere in presenza di casi “di interesse pubblico così imperativi” da determinare un cambiamento nelle normali procedure. Cuccinelli sostiene che delle opinioni giuridiche conflittuali su una legge che darà un nuovo assetto a uno dei più vasti settori dell’economia richiede una veloce decisione. « A prescindere che si creda o no che la legge sia incostituzionale, siamo tutti d’accordo nel pensare che una rapida soluzione della faccenda è nell’interesse di tutti » – ha affermato recentemente.

Anche il giudice federale (di nomina repubblicana) a cui si erano rivolti i 13 stati repubblicani ha sentenziato che la riforma è incostituzionale. D’altro canto, in due altri processi, i giudici (questa volta di nomina democratica) avevano riaffermato la costituzionalità della legge. Appare chiaro a tutti che le decisioni dei tribunali federali siano state, fino ad ora, fortemente influenzate dalle considerazioni politiche. A questo punto, la questione proseguirà inevitabilmente il suo corso fino alla Corte Suprema americana dove i giudici conservatori hanno la maggioranza.

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