La città di Copacabana e del Carnevale, dei grattacieli e delle favelas: Rio de Janeiro ha giocato sui contrasti delle sue bellezze naturali, ma anche sul riscatto dei paesi “poveri”, la sua occasione olimpica. Ed ha vinto.
La metropoli con oltre 6 milioni di abitanti – che ha dato i natali a molti campioni celebri, da Ronaldo ad Adriano, passando per Nelson Piquet – farà seguire i Mondiali di calcio del 2014 già assegnati al Brasile con le Olimpiadi del 2016 per dare continuità a un progetto sostenuto e caldeggiato dal presidente Lula.
Lo sport più popolare è il calcio, naturalmente, quello giocato nello stadio più grande del mondo – il Maracanà – ma anche quello ridisegnato in spiaggia ed esportato in tutto il mondo come beach soccer. Rio è stata bocciata nel 2004 e non è arrivata in finale per il 2012, ma stavolta ce l’ha fatta, e si è aggiudicata l’edizione che seguirà Londra.
“Vivi la tua passione” è la frase che ha accompagnato la marcia di Rio, lanciata in occasione dello scorso Capodanno sulla spiaggia di Copacabana. È stato un invito, vincente, a raccogliere la nuova sfida della città e di un intero paese: lo slogan è stato proiettato sulla ruota panoramica inaugurata prima di salutare il nuovo anno e dove i sostenitori della candidatura hanno potuto lasciare messaggi in favore di Rio.
Molte strutture sono state già messe a punto per i Giochi panamericani del 2007: fiore all’occhiello è il Maracanà, che dovrebbe ospitare la cerimonia di apertura, ma anche la finale del torneo di calcio. Costruito nel 1950, il grande stadio subirà un imponente restyling in vista dei Mondiali del 2014. Il “Piccolo Maracana” invece è la casa della pallavolo, altro sport in cui il Brasile eccelle.
Il Sambodromo, teatro del magico carnevale carioca accoglierà le gare di tiro con l’arco e farà da sfondo a partenza e arrivo della maratona olimpica. La spiaggia di Copacabana è stata invece scelta per ospitare le gare di beach volley. Nelle acque antistanti, si gareggerà per il nuoto di fondo e del triathlon. Tra le aree protagoniste anche Flamengo Park (ciclismo su strada) e Corcovado, l’altura che ospita la celebre statua del Cristo.
Tra le opere che saranno costruite per i Giochi 2016 un nuovo centro internazionale dello sport: situato nel parco olimpico di Rio, si avvarrà delle strutture realizzate per i Panamericani e di nuovi impianti, verrà eredità per far crescere gli sportivi del Paese e di tutto il Sudamerica.
Non hanno evidentemente pesato, nella scelta dei membri del Cio, quelli che sono considerati i punti deboli di Rio, tra i quali il sistema dei trasporti. Un chilometro di percorrenza sulle strade equivale a 15 di una delle più trafficate città italiane. Un sistema anarchico, che sarà rivoluzionato dal potenziamento dei trasporti su rotaia – linee ferroviarie e metropolitana – e da tre nuovi sistemi di bus veloci.
Il governo, inoltre, sta mettendo in campo un piano di sviluppo delle infrastrutture da 304 miliardi di dollari fino al 2011, e un altro della stessa entità fino al 2015, che fungeranno da supporto anche alle Olimpiadi. I Giochi a Rio rappresenteranno non solo una grande vetrina sportiva, ma avranno anche un significato di riscatto sociale della città e dell’intero Paese. Quanto alle cifre, il budget di previsione è di 1,9 miliardi di euro, ma quasi 10 per le infrastrutture carenti.
Il problema della sicurezza resta il vero nodo di Rio: nonostante il turismo e l’economia in crescita in tutto il Paese (il debito estero si è ridotto e il Brasile è riuscito a sfidare il mercato internazionale) la città, considerata tra le più belle al mondo, resta pericolosa.
Ha pianto a dirotto Pelè, testimonial eccellente e ambasciatore di Rio 2016: le telecamere hanno inquadrato “O Rei” subito dopo l’annuncio della assegnazione delle Olimpiadi alla città brasiliana: l’ex fuoriclasse del calcio ha abbracciato tutte le persone che in questi mesi hanno lavorato con lui nel comitato promotore.
E Lula spiega: «Rio De Janeiro ha vinto perché ha cuore e anima. Ha vinto perché la sua gente è generosa».
I commenti sono chiusi.