MOSCA – Che non tirasse un’aria serena si era già capito da tempo, ma adesso con il suo piano di destalinizzazione Dmitri Medvedev comincia a picchiare duro, almeno sul ring politico, Vladimir Putin, spedendo a casa tutti gli irriducibili ec Kgb dai vertici delle aziende di Stato.
Uno è il presidente, l’altro il premier e per molti considerato il burattinaio delle mosse del Cremlino. Già sull’intervento in Libia si erano divisi, adesso nel mirino del freddo Medvedev entrano le grandi compagnie petrolifere: sono diciassette le società che dovranno dire addio ai fedelissimi di Putin come capi.
Alla vigilia di un anno con due importanti tornate elettorali, tra cui il voto presidenziale, è arrivata la rinfrescata voluta dal presidente però sono stati tirati dentro anche personaggi più defilati e non legati ufficialmente ai comunisti di una volta, tra cui il ministro delle Finanze Alexei Kudrin, ex presidente della banca russa Vtb. Spicca il nome di Rosneft, diventato un colosso grazie alla spartizione di Yukos, la compagnia petrolifera che era di Mikhail Khodorkovskij, in carcere dopo una lite con Putin.
Rosneft ha perso in un giorno l’ 1,5 per cento del valore in borsa. Il vice primo ministro Igor Sechin è stato costretto a difendersi da presidente della società. E poi ancora Sergei Shmatko, ministro dell’Energia che lascerà il consiglio di amministrazione di Transfert e di Gazprom, i giganti del gas. Infine c’è anche il ministro dei Trasporti Igor Levitin, fedele di Vladimir, che lascerà la presidenza dell’Aeroflot.
“Lo stato ha troppa influenza sull’economia”, ha spiegato Medvedev. Le sue parole e la mossa di silurare gli uomini vicini a Putin allunga le distanze tra presidente e premier. I due si dividono il potere dal 2008, quando la poltrona di presidente che era di Putin è passata a Medvedv,già capo di Gazprom. Finora hanno rispettato la consuetudine storica: al presidente le questioni internazionali e la difesa, al premier l’economia. Stavolta però Medvedev ha deciso di prendere in mano i giochi di potere, soprattutto economici, compagnie petrolifere in testa.