Per Putin il voto di chiese e periferie Per Putin il voto di chiese e periferie

Russia, il sostegno a Putin di chiese, province e periferie

Per Putin il voto di chiese e periferie
Vladimir Putin al seggio (Foto Ansa)

MOSCA – Domenica la Russia ha votato in massa per Vladimir Vladimirovic Putin, che resterà così capo del Cremlino per altri sei anni, rieletto con il 76 per cento dei voti.

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Un risultato che non sorprende: era annunciato da lungo tempo, anche se visto per lo più come una sorta di forzatura della cosiddetta “democratura” o “democrazia sovrana” russa, come viene indicato il regime politico della Federazione da certa opinione pubblica occidentalo-centrica.

Eppure Putin gode di molto favore in patria. Non tanto tra le élite intellettuali delle grandi città, ma tra la cosiddetta gente comune, in particolare nelle campagne, nelle periferie delle grandi città e nele chiese ortodosse.

Qui, come racconta Il Secolo XIX,  se anche non ci sono stati inviti ufficiali a votare per il presidente l’indicazione era chiara: un buon ortodosso vota per colui che ha promosso il finanziamento delle opere religiose e la rinascita della Chiesa ortodossa.

Scrive Francesca Sforza:

 

Circa quattrocento persone hanno partecipato al servizio domenicale, in una chiesa – quella della Resurrezione in Cristo e dei Nuovi Martiri e Confessori della Chiesa Ortodossa Russa – che più di ogni altra, a Mosca, è saldata con il potere politico. È stato lo stesso Putin a inaugurarne la ristrutturazione, nel maggio scorso, per siglare simbolicamente il centenario della rivoluzione del 1917: «Dobbiamo ricordare le pagine luminose e tragiche della nostra storia – disse in quell’occasione – in modo da comprendere appieno le lezioni offerte dal passato». E la tragedia a Sretensky, tra i più antichi monasteri della Russia, si era abbattuta con inaudita violenza: prima l’incendio delle icone e la distruzione degli arredi sacri con i bolscevichi, poi Stalin che lo aveva destinato a sede della polizia segreta Ceka e alle sue cruente esecuzioni, infine l’abbandono durante tutto il regime sovietico.

Il finanziamento dei lavori per il monastero ha sancito l’abbraccio indissolubile tra il Cremlino e il Patriarcato di Mosca. Così, spiega al Secolo XIX madre Cornelia, assistente del Vescovo Shevkunov, vicario del patriarca di Mosca e tra i consiglieri spirituali del presidente russo Vladimir Putin,

“la Chiesa non dà indicazioni di voto, al massimo si raccomanda che i cittadini vadano a votare, la partecipazione alla vita pubblica è un diritto, anche per i cristiani”. Ma a Putin va il suo favore. Del resto, dice, “è stato lui a finanziare questa chiesa, i nostri fedeli lo sanno”.

 

 

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