RUSSIA, MOSCA – Mentre prende il via il G20 a San Pietroburgo il presidente russo, Vladimir Putin, lancia un nuovo monito: un eventuale sì russo in Consiglio di sicurezza a un’operazione militare in Siria è ipotizzabile solo se gli ispettori dell’Onu presenteranno prove inconfutabili sulla colpevolezza del regime di Assad nell’uso di gas letali. Qualunque opzione fuori dal quadro dell’Onu sarà invece considerata da Mosca una “aggressione”.
Frattanto è stato segnalato l’avvicinamento di un incrociatore russo nel Mediterraneo. “Ci convincerà solo uno studio molto dettagliato e profondo del problema e la presenza di prove evidenti che dimostrino chi ha usato l’arma e con quali mezzi”, ha dichiarato Putin in un’ intervista al primo canale della tv statale russa e all’agenzia Ap. In ogni caso “la Russia non ha intenzione di intervenire e non interverrà mai in nessun conflitto all’estero”, ha precisato il leader del Cremlino.
Ha poi sottolineato che “in conformità con il diritto internazionale vigente” l’autorizzazione all’uso di armi contro uno stato sovrano “può essere data solo dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu”, altrimenti si tratterebbe di un “atto di aggressione” che Mosca giudicherebbe “inaccettabile”. Intanto Obama è a Stoccolma dove venerdi terrà una conferenza stampa assieme al premier svedese Fredrik Reinfeldt, dopo aver incassato una prima, importante cambiale politica: il primo via libera in senato sull’intervento. Che però pianta dei paletti molto precisi.
Un limite temporale di 60 giorni per condurre i raid aerei, più altri 30 a discrezione del presidente, per totali 90 giorni, previo via libera del Congresso, oltre all’assicurazione che non ci saranno “boots on the ground”, cioè non saranno impiegate forze di terra. Ad accordarsi sulla bozza di risoluzione sono stati il presidente democratico della commissione Esteri, Bob Menendez, e il leader dei repubblicani, Bob Corker. Il testo andrà in aula dopo il 9 settembre, finita la pausa estiva.
Nel frattempo la Francia affronta a sua volta, dopo il “no” dei Comuni a David Cameron e la decisione di Obama di interpellare il Congresso, un dibattito in Parlamento (ma senza voto) sulla volontà del presidente Francois Hollande di punire la Siria. Lo stesso Hollande ha frattanto assicurato che “la Francia non andrà da sola”: la sua azione dipenderà da cosa decider il Congresso degli Stati Uniti.
Intanto a San Pietroburgo le organizzazioni ‘Global call to action against poverty’ e ‘Feminist task force’ hanno lanciato un appello al G20 ”ad astenersi dall’incoraggiare qualsiasi intervento militare e a concentrarsi sulla crisi umanitaria che la violenza ha creato in Siria e su un processo politico per far cessare la guerra”. ”Un attacco militare non fara’ altro che aggiungere fuoco al fuoco e mettere in pericolo l’intera regione”, si legge nel documento diffuso giovedi in sala stampa.