Putin ha chiuso il Nord Stream, uno dei rubinetti di gas russo per l’Europa (questo direttamente verso la Germania). Mosca annuncia che forse e presto di gas agli europei non ne darà più. Presto, in tempo per far fare agli europei un inverno terribile. Dal Cremlino vengono diffusi calcoli: europei, non arriverete a primavera! Ma questo inferno prossimo venturo può essere scampato ammonisce la stessa Mosca: basta che voi europei vi ravvediate, facciate atto di contrizione, i concreto basta togliate le sanzioni alla Russia e il gas il benessere, il caldo, l’energia torneranno a fluire copiosi, a correre in ogni tubatura, impresa, famiglia. Basta solo che togliate le sanzioni…
La sanzioni funzionano? La Russia dice di sì
Mentre qui da noi è quasi mainstream che le sanzioni alla Russia non funzionino (ne è piena la campagna elettorale, ne son ricolme le chiacchiere da bar e da social, ne trasuda il senso comune) la Russia fa sapere che sì, le sanzioni alla sua economia funzionano. Lo fa sapere la Russia nella maniera più esplicita e diretta: chiedendo che vengano tolte, mettendo sul piatto dello scambio il suo bene più prezioso: le esportazioni di gas e petrolio. Senza esportare gas e petrolio la Russia semplicemente non campa. Ora la Russia si azzarda, gioca il tutto per tutto: niente gas all’Europa. Il che vuol dire anche niente centinaia di miliardi alla Russia. Gioca la Russia il tutto per tutto perché l’isolamento economico dall’Occidente sta rallentando e soffocando settori della sua economia. Un’economia di dimensioni e qualità già in partenza non da grande potenza: poca manifattura e non competitiva in qualità, poca tecnologia avanzata.
Su questa economia che si regge sull’esportazione di materie prime le sanzioni occidentali stanno creando danno. Chi lo dice? Mosca stessa lo dice: calo del Pil e aumento dell’inflazione su un paese a basso, molto basso reddito pro capite. La prova più evidente è appunto nella mossa di Putin: rischio di non darvi il gas purché mi togliate le sanzioni. Rischio calcolato? Di certo rischio a tempo determinato: finora Mosca ha guadagnato il triplo (causa aumento prezzi) esportando un terzo del gas che sportava prima. Così ha accumulato per finanziare la guerra e sussidi pubblici. Ma se non manda più gas, l’accumulo va a finire. Il tempo no è dalla parte di Puti, per questo Putin adotta la strategia dell’intimare la resa agli europei, la resa prima dell’inverno. Lo fa perché le sanzioni funzionano e perché sa che un tetto al prezzo del gas (sopra il quale l’Europa il gas non lo compra) va ad essere la sanzione più dura e davvero insostenibile per Mosca.
Putin lo sa, gli europei?
Putin lo sa come stanno le cose e infatti intima: toglietemi le sanzioni! Gli europei sono altrettanto consapevoli? Ad umor (almeno quelli esposti) di pubblica opinione mica tanto. Qua e là risuona spesso il ritornello delle sanzioni che no funzionano, dunque…Qua e là affiora il timor panico e il rifiuto sprezzante del gelare per Kiev. Qua e là e anche là e qua la richiesta/intimazione/scongiuro che a pagare le bollette siano le casse pubbliche. Rare, rarissime tracce di percezione del reale. E cioè che energia ne andrà consumata meno, come collettività e come individui. Che sarà proprio il caso di aggiungere al lamento e allo sgomento diverse abitudini di consumo. E che, se non smontiamo per panico le sanzioni alla Russia, saranno allora Putin e il suo regime e la sua guerra ad avere un inverno peggiore del nostro.