Sei morti, troppi per andarsene. Kabul: o si vince o si perde, per Usa e Europa non c’è “terza via”

kabul attentatoSei morti sono troppi per fuggire. L’Italia piange i suoi soldati, subisce lo choc del lutto, dal Parlamento alle piazze agli stadi di calcio si ferma a commemorare, trattiene il respiro come quando si incassa un colpo duro. Ma apprende, nel più doloroso dei modi, che questa guerra in Afghanistan o la si perde o la si vince: una terza e più morbida via d’uscita, anche a chiamarla “exit strategy”, non c’è. Tradotto sul campo di battaglia, o ci si ritira oppure si mandano altri elicotteri e blindati, non solo per proteggersi ma per attaccare. Lo apprende il governo, lo apprende il Parlamento, lo apprende la gente.

Sei morti sono troppi per illudersi. Illudersi che la questione sia se valga o no la pena di morire per Kabul. Morire si muore, la realtà parla con drammatica e violenta nettezza. La questione è se morire inutilmente, cercando di combatterla il meno possibile questa guerra, oppure se morire cercando di vincerla. Cercare di vincerla vuol dire guardare in faccia la situazione oggi sul terreno afghano. C’è chi valuta i talebani capci di controllare la metà del paese e di infiltrarsi nell’ottanta per cento del territorio. Altri fanno altre stime, più pessimistiche o ottimiste. Certo è che il terreno afghano va riconquistato se in Afghanistan si vuole restare. Restare così non ha senso, significa solo esporsi allo stillicidio di morte. E riprendersi il terreno vuol dire più soldati, americani e della Nato, italiani, tedeschi, inglesi e degli altri paesi impegnati.

Sei morti sono troppi per riguardare solo l’Italia. Negli Usa stanno discutendo se e quanti soldati e mezzi ancora inviare in Afghanistan: la strage degli italiani spingerà l’amministrazione Obama a rafforzare il contingente e a chiedere agli alleati di fare altrettanto. Conquistare le menti, il favore della popolazione è necessario, ma si è visto che non basta garantire agli afghani un’elezione per il presidente. Ci vuole di più: dar loro sicurezza controllando il terreno. Conquistare il terreno e conquistare il consenso non sono uno l’alternativa dell’altro, sono la stessa cosa.

Sei morti sono troppi per cedere alla tentazione. Tentazione di giocarsi anche questo dramma in chiave di politica interna. Tentazione di scrutare e accarezzare il pelo ai sondaggi. Sei morti impongono serietà: o si va via dall’Afghanistan o si resta. La tattica del dichiarare vittoria e preparare i bagagli non funziona più: sei morti sono troppi per crederci davvero.

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