NEW YORK – “Non sarà un altro Iraq o un altro Afghanistan“. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo precisa parlando dell’ormai quasi imminente attacco in Siria. Il via libera all’attacco ancora non c’è, la “decisione solenne” non può certo essere presa alla leggera, e questo il presidente Obama lo sa bene. Intanto al fianco di Obama scende anche la Germania, diventando il 12esimo Paese pronto allo scontro.
Il regime di Bashar al Assad è responsabile del peggior attacco chimico del XXI secolo e gli Stati Uniti in quanto “più antica democrazia costituzionale” non intendono chiudere un occhio.
Il G20 di San Pietroburgo per Obama, che ora chiede il voto sull’attacco in Siria al congresso, si è concluso con un niente di fatto. Nonostante gli appelli di Papa Francesco ad una “soluzione negoziale”, sono 11 i paesi pronti ad attaccare la Siria insieme agli Stati Uniti. Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Turchia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Spagna e la mattina del 7 settembre anche la Germania hanno firmato una dichiarazione che ne accomuna gli intenti.
Anche l’Italia dunque appare tra gli 11 paesi firmatari, nonostante il premier Enrico Letta abbia ribadito un intervento “se e solo se” sarà l’Onu ad autorizzarlo. Ma Obama non intende aspettare l’autorizzazione, mentre la Russia conferma il suo sostegno al regime siriano in caso di attacco. E intanto al largo delle coste della Siria giungono portaerei e navi, russe e americane, pronte ad eventuali attacchi e reazioni.
Obama nel suo discorso settimanale ha dichiarato: “Una decisione “solenne” non presa alla leggera. Come leader della più antica democrazia costituzionale al mondo, so che il nostro Paese è più forte e le nostre azioni più efficaci se agiamo insieme. E’ per questo che ho chiesto al Congresso di votare”.
Per chi teme che l’attacco in Siria si trasformi in una nuova guerra, il presidente americano assicura che si tratterà di un’azione limitata e senza truppe di terra: “Non sarà un altro Iraq o un altro Afghanistan”, ha detto sottolineando che ”qualsiasi azione contro il regime siriano sarà limitata, in termini di portata e di tempo”.
Ma gli Stati Uniti non possono restare inermi davanti all’attacco con armi chimiche che ha ucciso oltre mille civili a Damasco: “Noi siamo gli Stati Uniti e non possiamo chiudere gli occhi davanti alle immagini che abbiamo visto, anche se è accaduto dall’altra parte del mondo”.
Obama ha sottolineato poi che le armi chimiche non causano solo morte e distruzione, ma possono cadere nelle mani di terroristi che vogliono “farci male”: “Non solo un attacco alla dignità umana, ma anche una seria minaccia alla nostra sicurezza nazionale. C’è un motivo perché i governi che rappresentano il 90% della popolazione mondiale si sono accordati sul divieto di uso di armi chimiche”.
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