Siria. Le lotte settarie suscitano timori di una guerra civile

di Licinio Germini
Pubblicato il 20 Novembre 2011 - 14:50 OLTRE 6 MESI FA

Ribelli siriani

BEIRUT, LIBANO – Un’atroce guerra settaria ha investito questo mese la città di Homs, terza per importanza in Siria, con sostenitori e avversari del governo del presidente Bashar al-Assad che si tagliano la testa a vicenda, rapimenti, minoranze che fuggono dai loro villaggi e tassisti troppo spaventati dalle sparatorie stradali per andare in giro.

Con l’odio settario dilagante, Homs è un raccapricciante specchio di quella che in Siria potrebbe diventare una guerra civile, come temono anche alcuni dei principali sostenitori di Assad. Un funzionario americano dell’amministrazione del presidente Barack Obama ha definito quanto sta accadendo a Homs ”simile agli eventi della ex-Yugoslavia”, dove ha avuto origine il concetto di ”pulizia etnica” negli anni novanta.

Il funzionario, parlando a Washington, ha rilevato che nelle scorse due settimane Homs ha visto un raccapricciante aumento della violenza settaria, ed ha aggiunto che ”fino a quando Assad resterà al potere quel che vedete a Homs contagerà tutta la Siria”.

Dall’inizio della rivoluzione otto mesi fa – finora si contano almeno 3.500 morti – Homs è diventata il fulcro della più grave crisi che abbia mai colpito gli 11 anni di regime di Assad. Ma Homs ha un mix settario che rispechia fedelmente quello esistente nel Paese intero. La maggioranza è composta da musulmani sunniti, con considerevoli minoranze di cristiani e alawiti, un eterodossa setta islamica con lontane parentele con gli sciiti, presso la quale Assad sceglie i componenti della sua leadership. Ora, sebbene alcuni alawiti sostengono i ribelli, ed alcuni sunniti sono dalla parte del governo, le due comunità si sono schierate indifferentemente su entrambe le parti della rivolta.

Homs, scrive il New York Times, non è soltanto martoriata dalle forze di Assad e da quelle dei ribelli, ma lo è anche dalle fazioni in guerra che terrorizzano la popolazione, sobillate dal governo in base al principio del dividi e governa. Negli ultimi giorni gli sforzi di sunniti ed alawiti hanno in un certo qual modo ridotto l’entità della ”guerra settaria” in atto a Homs, ma nessuno crede che durerà. Le faide, è opinione comune,riprenderanno,a tutto beneficio del regime di Assad.

Un famoso attivista sunnita, che ha voluto restare anonimo,nel descrivere la situazione ha rivelato che tutte le fazioni antigovernative ad Homs se la devono vedere con quelli che in arabo si chiamano ”shabeeha”,  ovvero forze paramilitari. I ribelli non sono restati con le mani in mano ed adesso anche loro hanno contingenti di ”shabeeha”.

L’attivista, che ritiene responsabile il regime, si è detto ”disgustato” da quanto sta accadendo in Siria, e si è detto ”angosciato” da quello che potrebbe accadere se la situazione non dovesse cambiare. ”Ma come potrebbe cambiare”?, si è chiesto. ”La siria è un Paese troppo diviso tra razze, fazioni e religioni”.

Anche i ribelli non sono esenti da critiche. Mohamed Saleh, di Homs, 54 anni, alawita, comunista, è stato imprigionato dal regime per 12 anni e finalmente liberato nel 2000. ”I sono contro il regime”, ha dichiarato al Nyt, ”ma sono anche critico nei confronti dei rivoluzionari. Siamo tutti contro Assad e vogliamo rovesciarlo, ma i rivoluzionari devono rappresentare una migliore alternativa. E se l’opposizione dovesse essere simile al regime, allora sarebbero guai seri”.