Siria, il regime perde pezzi. Famiglie sterminate a Homs

BEIRUT – Un vice ministro e – secondo la tv al Arabiya – altri tre generali dell'esercito regolare siriano hanno disertato proprio nel giorno del 49/mo anniversario dell'avvento al potere in Siria del Baath, mentre l'incaricata umanitaria dell'Onu, Valerie Amos, si appresta a concludere la sua missione in Siria dopo essersi detta "devastata" dalla distruzione di cui è stata testimone in alcuni quartieri di Homs, epicentro della rivolta e della repressione.

L'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Kofi Annan ha ribadito dal Cairo il rifiuto dell'intervento militare straniero in Siria e l'invito alle autorità di Damasco trovare una soluzione politica. L'ex segretario dell'Onu è atteso sabato a Damasco e ha assicurato che premerà sul presidente Bashar al Assad perché cerchi una soluzione politica.

A questa posizione si sono unite la Turchia e la Tunisia. Quest'ultima ha annunciato di esser pronta a inviare un contingente per una eventuale "forza di mantenimento della pace".

Nella capitale egiziana si recherà domani il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov per incontrare i rappresentanti della Lega Araba. Mosca ha già ribadito che non intende mutare atteggiamento e continua a sostenere la versione di Damasco, accusando la Libia di addestrare terroristi siriani. Questi, secondo le parole di Mikhail Lebedev, vice ambasciatore russo all'Onu, "attaccano, uccidono, torturano e intimidiscono i civili. Molti militanti sono affiliati con al Qaida". Tripoli ha smentito le affermazioni russe.

In serata la tv panaraba al Arabiya ha riferito della diserzione di tre generali dell'esercito, senza però fornire dettagli sulla loro identità e sulle circostanze della loro fuga in Turchia. Durante la notte aveva annunciato la defezione dal regime il vice ministro del petrolio, Abdo Husameddin, il più alto quadro del sistema formale di potere a dimettersi pubblicamente dall'inizio delle proteste un anno fa.

Hussameddin, 58 anni, in carica dal 2009 ha detto: "Ho servito il governo siriano per 33 anni e non posso continuare a stare al servizio di un regime criminale… per questo ho intrapreso il giusto cammino ben sapendo che il regime brucerà la mia casa, perseguiterà la mia famiglia e fabbricherà delle menzogne.".

La notizia della defezione del vice ministro finora non è stata commentata dai media di Damasco. Nei casi di defezione di altri esponenti di medio rango dell'amministrazione civile dello Stato, il regime aveva accusato non meglio precisati terroristi di aver rapito il funzionario di turno e di averlo costretto ad apparire in video. In passato, Damasco aveva usato la tecnica di screditare la figura di chi si dissociava dal regime affermando che il responsabile in questione si era macchiato di crimini contro lo Stato.

Sul terreno, la Amos ha detto che la distruzione a Bab Amro "è significativa… qualla parte di Homs è completamente distrutta, e sono preoccupata di sapere cosa è accaduto alle persone che vivono lì". La Amos aveva chiesto di entrare a Bab Amro circa dieci giorni fa, quando le autorità di Damasco erano impegnate nel "ripulire la zona dai terroristi". Ovvero, secondo le testimonianze di attivisti e dei giornalisti francesi rimasti lì intrappolati, quando le forze del regime erano intente a uccidere quanti più civili e resistenti possibile. Secondo i Comitati di coordinamento locali, almeno 56 persone sono state uccise oggi in varie regioni del Paese dalle forze lealiste. Ben 44 vittime, di cui si forniscono le generalità, sono cadute a Homs, nel quartiere di Jawbar, confinante con Bab Amro. Si tratta – affermano i testimoni – di membri di sette intere famgilie sterminate dai lealisti.

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