NEW YORK – Entrambi si dicono disponibili a lavorare insieme per risolvere la crisi in Siria, salvo poi accusarsi a vicenda e dividersi sul presidente siriano Bashar al Assad. Il primo è stato il presidente Usa Barack Obama dinanzi alla 70esima Assemblea generale dell’Onu a New York.
“Ci sono delle potenze internazionali – ha attaccato – che agiscono in contraddizione con il diritto internazionale. C’è qualcuno che ci dice che dovremmo sostenere dei tiranni come Assad, perché l’alternativa è molto peggio”.
Il riferimento è ovviamente alla Russia di Vladimir Putin, da sempre alleata del regime di Damasco.
“Bashar al-Assad – ha aggiunto Obama – ha brutalizzato il suo popolo: una soluzione in Siria deve essere la transizione a un nuovo leader. Conduco l’esercito più forte che il mondo abbia mai conosciuto, e non esiterò mai a proteggere il mio paese o i nostri alleati unilateralmente e con la forza se necessario”.
Putin è arrivato in ritardo dopo il discorso di Obama, ma ha ribadito la linea. La Russia sta con Assad, non solo a parole, anche con i fatti:
“E’ un errore non cooperare con il governo siriano di Bashar al-Assad. In Siria solo le forze di Assad e i curdi stanno combattendo valorosamente il terrorismo. Per fronteggiare l’Is occorre una coalizione internazionale come quella che si creò contro Hitler durante la Seconda Guerra mondiale“.
Putin ha parlato anche delle sanzioni imposte alla Russia:
“Sono diventate non solo un elemento di lotta politica, ma anche uno strumento per limitare la concorrenza sul mercato”, sottolineando “il crescente egoismo economico” a livello internazionale e il fatto che la Russia si muove nell’arena economica in maniera “trasparente”.
Poco prima è stata la volta del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha attaccato duramente il Consiglio di Sicurezza, per la paralisi diplomatica degli ultimi anni:
“Quattro anni di paralisi diplomatica del Consiglio di Sicurezza hanno fatto sì che la crisi siriana sia diventata fuori controllo. Cinque Paesi in particolare hanno la chiave: Russia, Usa, Arabia Saudita, Iran e Turchia.
La responsabilità è innanzitutto in capo alle parti del conflitto in Siria, ma guardare solo all’interno del Paese mediorientale per trovare una soluzione non è sufficiente, la battaglia è guidata anche da poteri e rivalità regionali”.
Ban ha aggiunto che
“l’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura sta facendo tutto quanto in suo potere per creare le basi di una soluzione pacifica, ma è arrivato il momento per altri, in primis per il Consiglio di Sicurezza e per gli attori regionali più importanti, di fare un passo avanti”.