Siria, Onu: “Assad spara sugli ospedali”. E “sposta le armi chimiche”

Siria, Onu: "Assad spara sugli ospedali". E "sposta le armi chimiche"
Bashar al Assad (Foto Lapresse)

DAMASCO – Bashar al Assad ammette i controlli internazionali sugli arsenali chimici siriani, ma nel frattempo li disloca in oltre 50 siti sparsi per il Paese e spara sugli ospedali e i presidi medici. Mentre la diplomazia mondiale plaude al sì del regime alla proposta russa dei controlli, da Onu, media e ong piovono denunce su quello che l’esercito siriano libero starebbe facendo da mesi.

La Commissione di inchiesta Onu sulla Siria ha accusato il regime di usare le strutture mediche a fini militari, con attacchi deliberati contro ospedali, personale e trasporti medici, rifiutando l’accesso alle cure e maltrattando malati e feriti. ”E uno degli aspetti più allarmanti del conflitto siriano”, denuncia la Commissione. Nel rapporto si legge che “il governo siriano impedisce in maniera sistematica e come politica di Stato che i feriti provenienti dalle zone controllate dall’opposizione o vicine ad esse siano curati, con incursioni contro le unità mediche, ospedaliere e il personale sanitario. Non solo: i caccia di Damasco colpiscono gli ospedali e anche gli ospedali da campo”.

La Organizzazione non governativa Human Rights Watch (Hrw) denuncia che le forze del regime siriano hanno ucciso almeno 248 persone nei villaggi di Bayda e Banyas durante gli attacchi all’inizio di maggio. Hrw ha chiesto che il regime di Damasco sia tenuto a rispondere dei massacri. In un rapporto pubblicato venerdì 13 settembre, Human Rights Watch ha indicato di avere una lista di 248 nomi di persone uccise nei due villaggi della provincia costiera di Tartous il 2 e 3 maggio. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani stima tuttavia che probabilmente il numero dei morti sia molto più alto. “Si tratta di una delle esecuzioni sommarie più gravi dall’inizio del conflitto in Siria”. In precedenza il Centro per la documentazione delle violazioni in Siria aveva identificato un totale di 169 vittime.

Sempre venerdì 13 settembre il Wall Street Journal ha fatto sapere, citando alcuni funzionari degli Stati Uniti, che da un anno un’unità militare speciale, l’unità 45o, sta dislocando le centinaia di tonnellate di armamenti chimici in diversi siti sparsi per il Paese, per rendere più difficile il lavoro degli ispettori e dei servizi segreti americani e israeliani.

INCONTRO KERRY-LAVORV-BRAHIMI – Intanto la diplomazia continua a muoversi. Venerdì 13 settembre è previsto anche un nuovo incontro a Ginevra tra il segretario di Stato americano, John Kerry, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavorv, e il mediatore internazionale per l’Onu e la Lega araba sulla crisi siriana, Lakhdar Brahimi.

Kerry e Lavrov si incontreranno nuovamente a New York il 28 settembre. In quell’occasione, ha detto Kerry, “spero che potrà essere annunciata la data della Conferenza Ginevra 2 sulla Siria.

Sempre da New York arriva la notizia che il segretario generale dell‘Onu, Ban Ki-moon, ha ricevuto una lettera dal governo della Siria che dichiara formalmente l’intenzione di aderire alla Convenzione sulle armi chimiche, accordo internazionale che ne vieta la produzione e l’uso.

Nel frattempo l’ammiraglio Viktor Chirkov, comandante in capo della Marina militare russa, ha fatto sapere che nei prossimi giorni aumenterà “il suo raggruppamento nel Mediterraneo fino a un livello sufficiente per garantire la realizzazione delle missioni assegnate”. L’ammiraglio ha aggiunto che gli obiettivi delle navi russe sono “assolutamente chiari: evitare il benché minimo pericolo per le frontiere e la sicurezza dello Stato”. Martedì 17 settembre arriverà davanti alla costa siriana il cacciatorpediniere “Moskva”, dotato di vari tipi di missili e di un equipaggio di quasi 500 uomini.

 

 

 

 

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