Siria. La Ue si prepara a fornire armi pesanti ai ribelli anti-Assad

BRUXELLES, BELGIO – Nell’anniversario dall’inizio della rivolta in Siria e mentre Damasco minaccia a colpire il Libano, la Ue – sotto il pressing di Francia e Gran Bretagna e nonostante le ”riserve” di Germania e tanti altri – si prepara a ”trovare una posizione comune” per togliere l’embargo e poter cosi’ fornire armi pesanti all’opposizione.

Il tutto mentre la Croce Rossa parla di ”catastrofe umanitaria” per i profughi. Che secondo il ministro degli affari sociali libanese, sono gia’ 900mila su una popolazione di meno di quattro milioni. E la guerra civile, avverte l’alto commissario dell’Onu Antonio Guterres, rischia di diventare conflitto internazionale. ”Se il conflitto prosegue – dice – c’e’ un reale rischio di un’esplosione in tutto il Medio Oriente. E allora sara’ impossibile dar fronte alla questione dal punto di vista umanitario, politico e della sicurezza”.

Mentre sul terreno continuano gli scontri (che tra Damasco, Aleppo, Homs e Idlib hanno fatto 125 morti, dei quali almeno 43 civili, tra cui 4 donne e 6 bambini), a Bruxelles Francois Hollande e David Cameron hanno voluto mettere la questione dell’embargo sul tavolo del vertice europeo: la Ue esca dall’ incertezza. Confermato a fine febbraio – con un cauto allentamento sui materiali ‘non letali’ a difesa della popolazione civile – per tre mesi, e cioe’ fino alla fine di maggio, va tolto ”nelle prossime settimane – ha detto il presidente francese – perche’ altri Paesi, tra i quali la Russia, danno armi al regime di Assad”.

Bisogna quindi fornire l’opposizione di armi pesanti per riequilibrare il conflitto e ”facilitare la soluzione politica”, ha affermato il premier britannico che ritiene ”sbagliato trattare opposizione e regime allo stesso modo”. Eliseo e Downing Street – unite come ai tempi della Libia – sono pero’ apparse in minoranza, al tavolo dei 27. Angela Merkel ha espresso ”riserve”. Con lei, riferiscono fonti, si sono schierate subito l’Austria, la Slovenia che ha evocato il conflitto in Bosnia, e Jean Claude Juncker che ha parlato a nome dell’intero Benelux.

Il timore e’ che le armi finiscano nelle mani sbagliate e servano ad una escalation. L’inviato dell’Onu appena giorni fa lunedi’ scorso ai ministri degli esteri aveva detto che potrebbe innescare una situazione come in Somalia. Ma alla fine del summit europeo Herman Van Rompuy ha annunciato che ”e’ stato dato mandato prioritario ai ministri degli esteri di trovare una posizione comune” gia’ nel consiglio informale che si terra’ tra una settimana a Dublino. Gli ambasciatori dei 27 dovranno mettersi al lavoro da subito, per evitare fughe in avanti. Hollande, secondo fonti europee, nella sala dei 27 si e’ detto pronto ad agire da solo. E Cameron dal canto suo ha ricordato che la Gran Bretagna potrebbe fare altrettanto dopo la scadenza di fine maggio ”in quanto Paese sovrano”.

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