Siria. Gli Usa pensano ad un’azione militare, ma l’Unione Europea frena

Pubblicato il 9 Febbraio 2012 - 11:13| Aggiornato il 14 Febbraio 2012 OLTRE 6 MESI FA

Retata polizia a Damasco

NEW YORK, STATI UNITI – La comunità internazionale potrebbe essere costretta ad intraprendere azioni militari contro la Siria se il presidente Bashar al-Assad non porrà fine alla strage del suo popolo, secondo quanto ha dichiarato al Daily Telegraph un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano.

Il funzionario ha precisato che sebbene la Casa Bianca vuole esaurire tutte le iniziative diplomatiche, il dibattito a Washington si è spostato dalla diplomazia ad azioni più ”incisive” da quando la Russia e la Cina hanno bloccato la risoluzione di condanna della Siria da parte delle Nazioni Unite.

Ma nonostante i venti di guerra che soffiano a Washington l’Unione europea non si rassegna ad un altro eventuale bagno di sangue in Siria e intende continuare ad esercitare il massimo di pressione, mettendo in campo anche nuove sanzioni per superare l’impasse diplomatica. Esclude però l’opzione militare, che invece a quanto pare – stando alle clamorose indiscrezioni dei media, inclusa anche la Cnn – gli Stati Uniti starebbero seriamente valutando. Le stesse fonti hanno spiegato che gli Usa – assieme agli alleati europei – sono al momento tuttora concentrati ad ampliare la pressione diplomatica ed economica pur di isolare il regime di Assad.

E tuttavia, come afferma la Cnn, ”L’America sta perdendo la pazienza”. Al momento si tratterebbe solo di piani operativi messi a punto dal Pentagono con l’obiettivo di essere pronti nel caso in cui la Casa Bianca dovesse chiedere di passare all’azione. Ma l’opzione – non confermata ma neanche smentita a Washington – evidentemente e’ sul tavolo. L’Ue, dal canto suo, si prepara a tutti gli scenari, inclusa l’eventuale evacuazione dei cittadini europei o con doppia nazionalita’.

”Abbiamo di fronte un muro e vogliamo tentare di scalarlo”, dichiara un alto diplomatico. La Ue ha gia’ adottato 11 tranche di misure restrittive contro il regime di Damasco, che colpiscono quasi 200 tra persone e societa’, alle quali sono stati congelati beni e visti. Da novembre e’ in vigore un embargo del petrolio che colpisce uno dei piu’ importanti canali di finanziamento del regime. I 27 hanno in programma un nuovo pacchetto ancora piu’ duro: ”l’obiettivo e’ mordere senza colpire la popolazione civile”, spiega il funzionario.

Le nuove sanzioni dovrebbero essere approvate il 27 febbraio prossimo dai ministri degli Esteri della Ue: colpiranno la banca centrale siriana (ma non tutte le transazioni, seguendo la pratica gia’ usata per l’Iran), il commercio di metalli preziosi e di diamanti e soprattutto l’export di fosfati, di cui la Ue, con il 40%, e’ il maggiore importatore. Allo studio, anche il blocco del traffico commerciale aereo, chiesto dalla Germania, ma su questo non c’e’ accordo.

Il timore e’ che possa colpire l’eventuale rientro dei cittadini europei. L’Unione europea si sta preparando anche allo scenario ”peggiore”, nel quale si renda necessaria l’evacuazione delle migliaia di cittadini europei o con la doppia nazionalita’. ”Vogliamo essere pronti a tutti gli scenari, sia positivi che negativi”, ha dichiarato Agostino Miozzo, capo della  ”Crisis Response and Operational Coordination’ della Ue. ”Per ora, non si prevede l’evacuazione dei nostri cittadini, ma vogliamo essere preparati, perche’ se neceaario avvenga in modo efficiente e coordinato”.

La Ue ha rafforzato con alcuni team di emergenza le delegazioni di Beirut e Amman e auspica di poterlo fare anche a Damasco per coordinare l’azione europea sul terreno in vista delle future operazioni, incluso il rientro forzato cittadini europei. L’Unione europea esclude l’opzione militare perche’ la ”Siria non e’ la Libia”. L’ipotesi di una no-fly zone (che per i cieli libici fu invocata in primo luogo dalla Lega araba) non e’ sul tavolo. Cosi’ come la possibilita’ di sostenere l’opposizione siriana con la consegna di armi perche’ – spiegano svariate fonti – ”sarebbe come impegnarsi in una strada verso la guerra civile”.

Bruxelles intensifichera’ invece gli sforzi diplomatici per arrivare ad una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e per verificare la possibilita’ di una nuova missione della Lega araba. Diversi Stati membri, tra cui l’Italia, hanno richiamato gli ambasciatori per consultazioni. Altri ritengono di non doverlo fare. La Ue ha invece deciso di mantenere la propria delegazione che sta anzi cercando di rafforzare. ”E’ importante – ha spiegato un funzionario – avere persone sul terreno per monitorare l’evolversi la situazione”.