Sudan: satelliti, Clooney e il genocida a spasso sull’elicottero Onu. E si continua a morire

Non bastano i satelliti anti violenza, non basta la retorica dell’indipendenza, non basta la passerella ( e la bevuta) di George Clooney che “supervisiona” il referendum sull’indipendenza: nel Sudan spaccato in due si continua a morire. Solo da venerdì ad oggi, nella regione di Abyei i morti sono stati 33, colpa degli scontri interetnici tra la tribù dei Messeriya e quella rivale dei Dinka Ngok.

La zona, manco a dirlo, è di quelle che grondano di petrolio e attirano gli interessi dei signorotti locali e delle aziende occidentali. Proprio nell’Abyei impera Ahmed Mohammed Haroun, ex ministro diventato governatore della provincia del Sud Kordofan. Il nome non dirà nulla ai più eppure Haroun è un’emblema di tutte le complessità del Sudan e di quale possa essere il prezzo da pagare per cercare una difficilissima pace.

Haroun, infatti, deve rispondere di 51 imputazioni per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, fra cui uccisioni e stupri nel Darfur. Sempre lui, ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aja, se ne va tranquillamente in giro con un elicottero messo a disposizione dalle Nazioni unite per partecipare ai negoziati di pace. Qualcosa non torna, almeno in apparenza. L’Onu però ha una risposta pronta: Haroun gira in elicottero perché svolge un ruolo fondamentale nelle trattative di pace nella regione. ‘In conformità con il suo mandato”, ha detto il portavoce Onu Martin Nesirky, ”la missione (dell’Onu) continuerà a fonrire l’assistenza necessaria ai protagonisti di vitale importanza per la ricerca di una soluzione pacifica”.

Una contraddizione solo apparente, quindi, almeno in un Paese in cui anche il presidente Omar al Bashir è ricercato dalla Corte, basata all’Aja, per crimini di guerra e contro l’umanità’ nel Darfur. E’ il prezzo della pace?

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