“Più tasse per i ricchi”: Obama può, in Italia sono già al massimo

Barack Obama (Foto LaPresse)

ROMA – “Potete anche chiamarla lotta di classe, se credete. Ma chiedere a un miliardario di pagare in tasse come minimo lo stesso della sua segretaria per molti americani è semplicemente una misura di buon senso”. Chi supera il milione di dollari dovrà pagare perlomeno il 30% di tasse: Obama vira a sinistra, spronato da sondaggi più incoraggianti: il suo gradimento è in lieve ma costante ripresa, più della metà dei repubblicani è favorevole a un aumento sopra i 250 mila dollari. Soprattutto può esibire, a fianco della moglie Michelle durante il discorso sullo stato dell’Unione, la segretaria di Warren Buffett, il miliardario pro-tasse ispiratore della frase ad effetto con cui Obama cambia passo ed entra in campagna elettorale.

E’ il suo asso nella manica, una carta che finora invece valeva l’assicurazione certa della sconfitta. Ma la rabbia contro speculatori, banchieri e correntisti delle Isole Cayman ne sostiene l’azzardo: l’assunto è che i lavoratori si sono impoveriti in coincidenza con l’arricchimento di chi sta in cima alla piramide. Puro Occupy Wall Street. Guardando alle cose di casa nostra, agli indignati nostrani, sarebbe replicabile la ricetta Obama? Basta osservare i livelli di tassazione imposti in Italia, sarebbe veramente difficile chiedere un ulteriore aumento, anche per i redditi più alti.

Il candidato repubblicano più forte al momento, il milionario in dollari Mitt Romney, è anche il miglior spot al giro di vite sulle tasse. Il mormone  pragmatico, Mitt lo “svizzero”, ha versato al fisco Usa il 14% del suo reddito: nel 2010 Romney aveva denunciato 21,7 milioni di dollari con una proiezione nel 2011 di 20,9 milioni. Nessuno, ovviamente si scandalizza, in America, sul fatto che sia un Paperone: desta stupore, se non rabbia, il suo misero 14% nel confronto con il 35% con cui è tassato il lavoro dipendente. Appunto la segretaria tassata più del capo. Anche Obama non se la passa male, lui e Michelle vanno forte con i libri, nel 2010 hanno0 guadagnato 1,720 mila dollari, sui quali il presidente ha pagato il 26,3% di tasse.

Come si vede parliamo di uno scandaloso 14% di aliquota sui capital gains (redditi da investimenti, parliamo del 26,3% del “milionario” Obama, parliamo del 35% quale aliquota massima sui redditi tradizionali. Occorre aggiungere che in Italia l’aliquota più bassa di Irpef è al 23% (quota Obama attuale) e quella più alta supera il 45%? Diverso, ovviamente, il discorso sulle tasse da redditi da investimento, anche in Italia troppo basso, fermo al 12,5%.

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