Thailandia. La giunta militare scioglie il senato e consolida il suo potere

Il capo della giunta Prayuth
Il capo della giunta Prayuth Chan-ocha

THAILANDIA, BANGKOK – La nuova giunta militare thailandese consolida ulteriormente il suo potere, sciogliendo il Senato e garantendosi così la possibilità di approvare qualsiasi legge. Il provvedimento è arrivato al termine di una giornata che ha visto la convocazione forzata di altre 35 personalità politiche e accademiche, dopo i 155 di venerdi, e con l’ex primo ministro Yingluck Shinawatra ancora detenuta in una base militare, dove – ha detto un portavoce – potrebbe rimanere “per una settimana”.

Lo scioglimento del Senato è giunto inaspettato. La Camera alta – l’unica ancora funzionante – è infatti composta per metà da membri nominati dall’establishment che tradizionalmente comprende anche l’esercito, e stava valutando da alcune settimane l’opportunità di nominare un primo ministro “neutrale” – ma non considerato tale dai sostenitori dell’ex governo – per uscire dall’impasse di una crisi politica costata 28 morti e 800 feriti. D’ora in avanti, invece, la giunta guidata dal generale Prayuth Chan-ocha avrà pieni poteri legislativi nell’obiettivo dichiarato di promuovere riforme politiche nel Paese.

La giunta sta tirando dritto anche per quanto riguarda il controllo di personalità influenti e dei media. Tra le persone convocate sabato, pena l’arresto, figurano accademici di spicco che negli ultimi anni hanno preso posizione a favore della democrazia e della libertà di espressione, criticando argomenti politicamente esplosivi come la legge di lesa maestà. In serata, i social media thailandesi hanno diffuso foto dell’arresto del figlio dell’ex premier Thaksin Shinawatra, Panthongthae, in una città del nord. E domenica si svolgerà una riunione con 18 quotidiani, per “discutere” della copertura del colpo di stato.

Sebbene lo scopo dichiarato del golpe sia quello di “ripristinare la pace e l’ordine”, esso è però oggetto di aspre critiche sui social media, e per il secondo giorno consecutivo anche di proteste di piazza che finora coinvolgono poche centinaia di persone ma promettono di crescere. Sia a Bangkok che a Chiang Mai – la principale città del nord, un feudo del campo fedele all’ex premier – si sono verificati tafferugli con i soldati, spesso scatenati dall’arresto di attivisti.

Una parte sostanziosa della popolazione, in un Paese dove i militari sono tradizionalmente guardati con deferenza per il loro ruolo di difensori della monarchia, vede tuttavia il colpo di stato come un male minore rispetto alle divisioni politiche nel Paese e alla conseguente paralisi degli ultimi mesi. La Thailandia rimane spaccata tra le province del popoloso nord che votano Thaksin e una borghesia monarchica di Bangkok e del sud che considera invece l’ex premier – in auto-esilio da sei anni – un populista corrotto che vuole impadronirsi del Paese. Dato che gli elettori di Thaksin considerano ormai l’esercito a loro ostile, tuttavia, è difficile comprendere al momento come il golpe possa sanare tali divisioni.

 

 

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