Thailandia: Il premier Abhisit farà sgomberare l’area occupata dalle camicie rosse, rischio guerra civile

Il premier thailandese Abhisit Vejjajiva

La legge marziale non sarà proclamata, ma le “camicie rosse” fedeli all’ex premier Thaksin Shinwatra devono prepararsi a subire “conseguenze e perdite” se intendono presidiare a oltranza il centro di Bangkok, come fanno da un mese per chiedere nuove elezioni. L’area occupata da migliaiadi ”camicie rosse” sarà al più presto sgombrata.

E’ la linea decisa oggi dal primo ministro thailandese Abhisit Vejjajiva, dopo una riunione d’urgenza con i vertici delle forze armate, mentre sempre più analisti segnalano il rischio di guerra civile se la crisi politica non verrà risolta con un compromesso. “Ho già deciso quali misure prendere, ma prima devo assicurarmi che possano avere successo, con il minor effetto negativo possibile”, ha detto Abhisit in un discorso televisivo, rispondendo alla frustrazione di molti abitanti della capitale per uno stallo apparentemente irrisolvibile.

“Ci vorrà tempo, ma alla fine annuncerò cosa ho deciso riguardo la richiesta di scioglimento del Parlamento”, ha concluso il premier, che la settimana scorsa ha rifiutato la proposta delle camicie rosse di andare a elezioni fra tre mesi. Un mese fa, erano i “rossi” ad aver respinto l’offerta del premier di votare a fine anno.

Secondo molti analisti, la sostanziale inazione delle forze di sicurezza contro i manifestanti – nonostante una serie di scontri che hanno provocato 27 morti e un migliaio di feriti – è da attribuire alla volontà del capo di stato maggiore Anupong Paochinda, che più volte ha fatto capire come la crisi debba essere risolta a livello politico.

Anupong lascerà l’incarico il prossimo settembre; il probabile successore, generale Prayuth Chan-ocha, ha fama invece di essere un “falco”. Le camicie rosse, intanto, sono ancora sulla difensiva dopo il loro raid di giovedì sera all’ospedale Chulalongkorn, che ha provocato l’evacuazione di tutti i pazienti dalla struttura, adiacente all’area occupata dai manifestanti.

Il gesto – da cui i leader del movimento hanno preso le distanze, pur continuando a sostenere che all’interno del centro di cura ci fossero soldati – si è rivelato un danno d’immagine; ma dalle iniziali scuse, i “rossi” sono ora passati ad accusare le autorità sanitarie e i media di aver esagerato la gravità del fatto, per mettere in cattiva luce i dimostranti.

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