WASHINGTON – Gli Stati Uniti hanno inasprito le sanzioni contro la Corea del Nord in risposta al cyber attacco ai danni della Sony Pictures dietro al quale, secondo l’Fbi, si nasconderebbe proprio il regime di Pyongyang.
Con un ordine esecutivo, il presidente americano Barack Obama ha dato l’ok alle misure che colpiscono 10 individui e tre società, tra cui l’intelligence nordcoreana, e avverte: “Sono solo il primo aspetto della nostra risposta”.
In base alle nuove sanzioni, il presidente ha autorizzato il dipartimento del Tesoro a bloccare l’accesso a individui e agenzie di Pyongyang al sistema finanziario americano e il divieto ai cittadini statunitensi di fare affari con loro. Le società colpite sono la Reconnaissance General Bureau, la più importante agenzia d’intelligence del Paese comunista asiatico; l’azienda di armamenti Korea Mining Developahment Trading Corporation e la Korea Tangun Trading Corporation specializzata nell’acquisto di materie prime e tecnologia per sostenere la ricerche nel settore della difesa.
Le sanzioni rappresentano le prime misure ufficiali adottate da Washington in risposta al cyber-attacco al sistema informatico della Sony Pictures Entertainment. Una risposta che, come Obama aveva annunciato, prima di partire per le Hawaii con la famiglia, sarebbe arrivata “in modo proporzionato, nelle modalità e nei tempi che decideremo”.
Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha detto:
“Prendiamo seriamente l’attacco della Corea del Nord mirato a creare effetti finanziari distruttivi contro una società americana e a minacciare artisti e individui con l’obiettivo di limitare la loro libertà di espressione”.
Le misure sono state decise a causa di quelle che a Washington vengono bollate come “le azioni provocatorie, destabilizzanti e repressive” della Corea del Nord. Il cyber attacco contro la Sony ha esposto email segrete, distrutto informazioni dell’azienda e costretto lo studio a bloccare inizialmente l’uscita del film satirico-demenziale The Interview, in seguito alle minacce degli hacker di attaccare i cinema che lo avrebbero proiettato. Il film che inscena l’omicidio del leader coreano Kim Jong-un, è poi stato distribuito in rete e su altre piattaforme.
Gli hacker, che si definiscono ‘Guardiani della pace’, hanno reso migliaia di computer inoperabili, danneggiando l’intera rete della Sony. Il 19 dicembre scorso, l’Fbi ha annunciato di aver sufficienti informazioni per concludere che il governo della Corea del Nord era responsabile dell’attacco”. Pyongyang però ha negato ogni coinvolgimento, minacciando “rappresaglie” e offrendo agli Usa la disponibilità a un’inchiesta congiunta per “individuare i veri colpevoli”.
Pochi giorni fa, era inoltre spuntata l’ipotesi che dietro il cyber attacco ci potesse in effetti essere la vendetta di un dipendente licenziato che avrebbe lavorato insieme con hacker coinvolto nella distribuzione di film pirata online e a cui la Sony dà la caccia da anni. Tuttavia, pur dimostrandosi “aperta” alla nuova pista delle indagini avanzata dalla società di cyber-intelligence, Norse, l’Fbi è rimasta ferma nei propri convincimenti. E non ha cambiato idea. Tanto da consentire oggi alla Casa Bianca di annunciare la sua nuova campagna di sanzioni.