Trump (6 Stati) vede la nomination, ma i Repubblicani…

Trump (6 Stati) vede la nomination, ma i Repubblicani...
Trump (6 Stati) vede la nomination, ma i Repubblicani…

ROMA – Trump (6 Stati) vede la nomination, ma i Repubblicani… Il Supertuesday, appuntamento decisivo nella corsa alla nomination per concorrere alla sfida finale per essere eletti presidente degli Stati Uniti, ha confermato che la cavalcata del miliardario populista Donald Trump continua imperterrita. Ha vinto le primarie repubblicane in 6 Stati, conquistando Alabama, Arkansas, Virginia, Georgia, Tennesee e Massachussetts.

Resta quindi favorito per contendere a novembre a Hillary Clinton (il rivale Saunders non si arrende ma il favore dei pronostici è tutto per lei) la presidenza ma la sua corsa sarà più lunga della democratica. Finora Trump ha conquistato 268 delegati contro i 142 di Ted Cruz e i 78 di Marco Rubio. Per avere la certezza della nomination ne occorrono 1.237. E’ a buon punto sfruttando, segnala Federico Rampini su Repubblica, le divisioni interne dei Repubblicani.

E’ un dato aritmetico che continua a favorire The Donald: troppi rivali continuano a rimanere in gara, non solo la “coppia cubana” Ted Cruz e Marco Rubio ma perfino John Kasich e Ben Carson. Il voto non-Trump si disperde su quattro nomi, il che gli garantisce una corsa solitaria in testa. E più si allunga la lista delle sue vittorie, più gli elettori che lentamente abbandonano i perdenti tendono a sentire il fascino della sua pole position. (Federico Rampini, La Repubblica)

Ma i giochi non sono fatti, specie per l’avversione della leadership politica repubblicana (in contrasto con l’orientamento dei suoi elettori) che, se ancora non è giunta a un gioco di squadra per concentrare gli sforzi contro il tycoon su un unico candidato, non si rassegna a lasciargli campo libero. Ted Cruz spinge perché Marco Rubio (la speranza latina del Grand Old Party) molli la presa, lui è l’unico che tiene botta ma resta inviso all’establishment repubblicano per il suo comportamento anti-istituzionale tenuto al Senato. Cruz ha vinto in Texas, il suo stato, in Oklahoma e in Alaska, ma, soprattutto, è arrivato secondo in quasi tutti gli altri nove stati. Rubio ha vinto solo in Minnesota.

Molti repubblicani hanno deciso che anche dovesse conquistare la nomination Trump non lo voteranno mai. Altri fanno pressioni perché un terzo rivale in grado di sparigliare le carte si faccia avanti (Michael Bloomberg che però, con Clinton che sale, è intenzionato a rinunciare). Altri ancora sperano di farlo cadere su presunti guai fiscali, sull’accusa di aver fatto lavorare immigrati messicani clandestini, sullo scivolone occorso quando non ha preso le distanze addirittura dal Ku-Klux-Klan. La strada di Trump è ancora lunga e lastricata di trappole “amiche”.

 

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