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Trump a Kim Jong-un: “Io ce l’ho più grande, potente e soprattutto funziona”

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Trump a Kim Jong-un: “Io ce l’ho più grande, potente e soprattutto funziona”

WASHINGTON – “Io ce l’ho più grande e potente del tuo e soprattutto funziona”. Parole, anzi cinguettii del Presidente Donald Trump che, come è chiaro ai più, parla del suo pulsante nucleare rispondendo all’altro statista che dall’altra parte del Pacifico, da Pyongyang, solo poche ora prima ricordava che il suo pulsante era bello e pronto sulla scrivania.

Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Commento banale ma raramente così vero perché forse mai come questa volta il canovaccio interpretato dal dittatore del piccolo stato e da quello che sarebbe il leader del mondo libero somiglia alla macchietta, alla commedia di quart’ordine o, nel migliore dei casi, a un b-movie. Ci sarebbe da ridere immaginando il dittatore orientale, con l’uniforme un po’ troppo grande e col cappellone che dice: “Il mio pulsante è glande”, giocando sul doppiosenso frutto della storpiatura della ‘r’. E dall’altra parte l’americanone ossigenatissimo e con cestello di ali pollo e Diet-Coke incorporate come da stereotipo che risponde: “E’ più grande il mio, muso giallo”.

La realtà però, come spesso accade, supera la fantasia. Così Kim Jong-un, il dittatore, nel suo discorso di fine anno o simili ha comunicato a reti unificate alla sua nazione e a chi nel mondo avesse avuto voglia di ascoltarlo che, a sorpresa, apriva un canale di dialogo con Seul sulla partecipazione di atleti nordocoreani ai prossimi Giochi invernali e ricordato poi, però, che sulla sua scrivania c’è ormai il pulsante nucleare. Quello che sarebbe riuscito a sviluppare con i test che hanno fatto salire alle stelle la tensione nel mondo e il tono dei tweet del Presidente Trump. Perché Trump, il capo del mondo libero, risponde a colpi di tweet più che di politica estera. Da quando è arrivato alla Casa Bianca la situazione nordcoreana è precipitata con continui test e il probabile raggiungimento da parte di Pyongyang delle competenze per costruire un missile nucleare intercontinentale. Un’escalation non iniziata da Trump ma da lui certamente non contenuta e che nell’ultimo capitolo, il primo del 2018, ha visto in campo il rosso presidente sul tema del bossiano celodurismo. Qualcuno ricorderà quando Umberto Bossi tuonò “La Lega ce l’ha duro” rivangando e cavalcando un’antica questione dei maschi di tutto il mondo: chi ce l’ha più lungo. Una questione che i più, almeno in pubblico, imparano a risolvere o almeno a gestire al più tardi nel passaggio tra le medie e le superiori. Ma non tutti.

E’ evidentemente il caso di Trump che all’ennesima provocazione del dittatore nordcoreano risponde sostanzialmente ‘ce l’ho più lungo io’, nonostante il tema sia quello della guerra nucleare che, nel migliore dei casi, vuol dire qualche centinaia di migliaia di esseri umani morti. Il suo cinguettio sul pulsante nucleare recita: “il mio è più grande, potente e funziona”, ed è una frase evidentemente allusiva che neanche troppo velatamente nasconde il significato tra le righe. E quel che è peggio è che avendo imparato a conoscere il Presidente Usa, il sospetto è che lui l’allusione non volesse nemmeno farla, ma rivendicasse la politica del ‘misuriamocelo’ come un normale scambio tra veri uomini, tra veri duri.

Torna alla mente la geniale parodia di Mel Brooks di Guerre Stellari, Balle Spaziali, dove i protagonisti invece di misurarsi con la Forza lo facevano con lo Sforzo e, all’acme del duello, uno dei due protagonisti esclamava: “Vedo che il tuo Sforzo è più grande del mio”. Tra Pyongyang e Washington non c’è nessuno Sforzo ma due assolutamente reali pulsanti nucleari. Sul funzionamento di uno di questi rimangono dei dubbi, ma dell’altro siamo certi che sia in grado di distruggere il mondo ed il genere umano. Speriamo che non lo sia anche l’uomo che su quel pulsante tiene il dito e che lo tratta come un adolescente tratta il suo pene.

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