Il presidente tunisino Kais Saied ha annunciato che una nuova bozza di Costituzione da sottoporre a referendum il 25 luglio non contempla l’Islam come “religione di stato”. Secondo quanto riportato dal Daily Mail l’iniziativa fa parte dell’impegno per riformare il sistema politico in Tunisia, accusato di essere corrotto e caotico. Ma è anche vista come una manovra per mettere da parte i partiti islamisti rivali.
“La nuova Costituzione della Tunisia non farà riferimento ad uno Stato la cui religione è l’Islam, ma sancirà l’appartenenza a una umma (una comunità) che ha l’Islam come religione”, ha detto Saied ai giornalisti all’aeroporto di Tunisi. “L’umma e lo stato sono due cose diverse”.
Tunisia, Islam e referendum
Saied ha ricevuto la bozza di testo ed è un passo fondamentale per riformare il sistema politico tunisino. A luglio 2021, il presidente ha estromesso il governo e sciolto il parlamento, definito dai rivali un colpo di stato. Sadeq Belaid, l’esperto legale docente di diritto costituzionale, in una recente intervista ad AFP ha detto che dal nuovo documento avrebbe eliminato ogni riferimento all’Islam, sfidando in questo modo i partiti islamisti. I suoi commenti, in parte riferiti a Saied Ennahdha, un partito di ispirazione islamista che domina la politica tunisina dal 2011, hanno un acceso dibattito nazionale.
Il primo articolo della costituzione tunisina del 2014 – e la precedente del 1959 – definivano il paese nordafricano come “uno Stato libero, indipendente e sovrano. L’Islam è la sua religione e l’arabo è la sua lingua”. Il documento del 2014 era frutto di un faticoso compromesso tra Ennahdha e i rivali laici, tre anni dopo la rivolta che rovesciò il dittatore Zine El Abidine Ben Ali.
Cosa prevede la nuova norma
Il nuovo testo, prodotto attraverso un “dialogo nazionale” che esclude le forze di opposizione e boicottato dalla potente confederazione sindacale UGTT, dovrebbe essere approvato da Saied entro la fine di giugno e poi votato dagli elettori il 25 luglio. Migliaia di tunisini hanno protestato contro il referendum. Le decisioni di Saied sono state accolte con favore da una parte della popolazione tunisina stanca del sistema post-rivoluzionario corrotto e spesso caotico. Ma in molti non lo approvano e temono che il nuovo progetto, di stampo marcatamente presidenzialista, possa restituire il paese all’autocrazia.
Saied ha chiesto da tempo un sistema presidenziale che eviti il frequente stallo causato nel sistema misto parlamentare-presidenziale. Sulla questione ha commentato: “Non importa se il sistema è presidenziale o parlamentare. Ciò che conta è che il popolo abbia la sovranità”.