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Tunisia: roghi e fughe di massa dalle carceri, decine di morti

di Lorenzo Briotti |15 Gennaio 2011 21:23

E’ stata la giornata della grande fuga dalle carceri in Tunisia, ma anche quella in cui decine di detenuti sono stati uccisi dalle fiamme a Monastir e dagli spari della polizia a Madhia. Un grande segno di caos per un Paese che, nonostante la situazione politica sia stata riportata nei binari costituzionali, non vede la fine della profonda crisi innescata dalla fine del regime di Ben Ali.

Evasioni a migliaia ma anche detenuti in fuga uccisi si contano un po’ in tutto il Paese, da Monastir a Madhia, da Sfax a Kairouan, da Kasserine a Biserta fino a Kram, Cartagine e lo stesso centro di Tunisi. Da orrore le cronache che giungono da Monastir: anche a causa dell’incendio appiccato ai materassi di un dormitorio, dopo un assalto con trattori per sfondare i muri di recinzione, sarebbero morti decine di detenuti, una sessantina secondo alcune fonti.

Nell’ospedale sono giunti i corpi devastati dalle fiamme, mentre grazie all’assalto compiuto nella notte, molti sono fuggiti. Un vero inferno, per questo centro sulla costa orientale: vi è stato anche un tentato assalto all’ospedale, difeso però da una barriera umana di quasi 2mila cittadini. E’ questo l’altra faccia delle violenze che continuano da giorni nel Paese: anche su invito del premier Mohammad Ghannouci, la gente ha cominciato ad organizzarsi da sola per difendersi dalla bande di vandali e saccheggiatori che ormai attaccano non soltanto i centri commerciali o altri odiati simboli del potere economico della famiglia di Ben Ali, dalle concessionarie di auto alle innumerevoli ville sparse nei luoghi più belli della costa.

Ma un altro dato emerso oggi con chiarezza è che a spingere per il caos sono stati anche uomini della vecchia guardia di Ben Ali, che hanno scientemente organizzato e incitato alle violenze e ai saccheggi, anche pagandoli, bande di giovani. Per aver dato ordini in tal senso è stato infatti arrestato il consigliere per la sicurezza del presidente fuggito ieri a Gedda, Ali Seriati. Ma uomini fedeli al vecchio regime, anche fra gli agenti di custodia, hanno favorito o organizzato le evasioni, mettendo in libertà i prigionieri e nuovi potenziali criminali.

Le celle del carcere di Madhia, località turistica sulla costa, sarebbero state aperte proprie dal personale, e nella fuga cinque detenuti sono stati uccisi. Un altro segnale, questo, di come si sia aperto un nuovo fronte interno al Paese: non più quello che in questi giorni ha diviso i sostenitori e gli oppositori del vecchio regime, ma quello tra i fedeli di Ben Ali ed i fedeli alle istituzioni nelle stesse file delle forze dell’ordine, dopo che una chiara linea di demarcazione si era già evidenziata quando l’esercito non aveva voluto sparare sui manifestanti, e il capo di stato maggiore, Rashid Ammar, era stato silurato proprio per questo. Ora è stato reinsediato, ma l’esercito conterebbe solo poche decine di migliaia di soldati – secondo fonti dell’opposizione – contro i circa 200 mila agenti di polizia, cui si aggiungono quelli della guardia presidenziale.

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