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Tunisia: ucciso Mohammed Brahmi, leader dell’opposizione

di Maria Elena Perrero |25 Luglio 2013 21:13

Mohammed Brahmi

ROMA – Dopo Chokri Belaid, Mohammed Brahmi: freddato da una decina di colpi di pistola fuori della porta di casa, proprio nel giorno in cui si celebrava il 56° anniversario della Repubblica, è morto anche il secondo esponente dell’opposizione laica in Tunisia.

Brahmi, 57 anni, deputato dell’Assemblea costituente, già leader del Movimento del Popolo e da poche settimane coordinatore generale del nuovo partito Corrente Popolare, è stato assassinato giovedì mattina, 25 luglio, nelle stesso modo in cui il 6 febbraio fu colpito a morte Chokri Belaid. Quest’ultimo era il regista dell’operazione che aveva portato nel 2012 al varo del Fronte Popolare (blocco laico e riformista contrario al partito islamista Ennahda che guida il governo tunisino) e al quale lo stesso Brahmi faceva capo.

Per la morte di Belaid sono indagati alcuni salafiti riconducibili alla Lega per la Protezione della Rivoluzione, formazione spesso violenta e accostata all’esecutivo. Ma la vicenda non è ancora chiara.

Brahmi si era appena seduto in macchina davanti alla sua casa dell’Ariana, nella Grande Tunisi, quando è stato raggiunto e colpito da due uomini in moto, che si sono subito dileguati. Alcuni familiari ed esponenti politici hanno accusato Ennahda per la sua morte, pur senza fornire prove, e nel Paese si sono scatenate immediatamente le proteste contro gli islamisti al potere.

Una folla si è rriversata davanti al ministero dell’Interno a Tunisi ma anche nelle strade di Sfax, disperse con lacrimogeni dalla polizia, e altre migliaia di persone sono scese in piazza a Sidi Bouzid, luogo di origine di Brahmi come di Mohamed Bouazizi, il giovane che, dandosi fuoco, diede origine alla rivoluzione tunisina.

Nella zona le proteste sono anche sfociate in violenza, con attacchi a due sedi di Ennahda. Ma il segretario del partito islamista, Rached Gannouchi, ha affermato che l’assassinio punta a ”fermare il processo democratico della Tunisia e uccidere il solo modello di successo della regione, specialmente dopo le violenze in Egitto, Siria e Libia”.

L’attenzione di Ennahda è puntata soprattutto sulle sorti dei Fratelli Musulmani egiziani e del loro presidente Mohammed Morsi, destituito il 3 luglio dall’esercito sotto la pressione di enormi manifestazioni di piazza. L’Ugtt, il maggior sindacato tunisino, ha proclamato per venerdì 26 luglio uno sciopero generale, mentre condanne dell’assassinio di Brahmi sono giunta dal presidente francese Francois Hollande e L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay.

Da entrambi è arrivato l’invito alle forze politiche tunisine ad unirsi per non far fallire la transizione democratica. Ma il portavoce del Fronte popolare, Hamma Hammami, e il presidente del Partito Republicano Ahmed Nejjb Chenni (entrambe figure storiche dell’opposizione in Tunisia) hanno fatto appello alla disobbedienza civile fino alla caduta della coalizione di governo e allo scioglimento dell’Assemblea costituente, per dar vita ad un governo di unità nazionale fino a nuove elezioni.

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