Turchia: Erdogan sceglie l’ulta conservatore Ahmet Davutoglu, sarà nuovo premier

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Agosto 2014 - 22:59 OLTRE 6 MESI FA
Turchia: Erdogan sceglie l'ulta conservatore Ahmet Davutoglu, sarà nuovo premier

Ahmet Davutoglu

ANKARA – Non ci sono state sorprese: il ‘sultano’ Recep Tayyip Erdogan, ora capo dello stato turco dal 28 agosto, ha scelto il fedelissimo Ahmet Davutoglu, ministro degli esteri uscente, quale nuovo primo ministro della Turchia. Davutoglu, 55 anni, è stato designato al termine di una riunione, presieduta da Erdogan, della direzione del partito islamico Akp, che è al potere dal 2002.

Il 27 agosto verrà investito formalmente al congresso straordinario dell’Akp. L’indomani Erdogan prenderà possesso di Palazzo Cankaya ad Ankara, il Quirinale turco, e incaricherà Davutoglu di formare il nuovo governo. Il nuovo premier turco è stato scelto per la fedeltà e la vicinanza ideologica all’uomo forte di Turchia. Erdogan ha già chiarito che non intende tagliare nastri, ma vuole continuare a guidare la Turchia anche nelle sue nuove funzioni, e che prevede di istituire un regime presidenziale, conservando di fatto buona parte dei poteri che l’attuale sistema parlamentare conferisce al capo del governo. Per questo ha bisogno di un premier che non gli faccia ombra.

Mercoledì 20 agosto il capo dell’opposizione, Kemal Kilicdaroglu, ha ironizzato affermando che Davutoglu sarà il primo di una serie di “premier marionetta” di Erdogan presidente. Nato in una famiglia religiosa di Konya, la capitale del conservatorismo sunnita turco, professore di scienze politiche, prima consigliere diplomatico poi ministro di Erdogan, Davutoglu è considerato, come il neo-presidente, un politico islamico intransigente. Sua moglie, sempre velata, è una impegnata attivista anti-aborto. Alla guida della diplomazia turca è stato il teorico della proiezione estera ‘neo-ottomana’ del Paese, e della filosofia “zero problemi con i vicini”, naufragata però con la disastrosa ‘campagna siriana’ di Ankara.

La ruvida politica di Erdogan in Siria, dove ha rotto fin dall’inizio della crisi con l’ex amico Bashar al Assad, schierandosi coi ribelli ufficiali dell’Els ma aiutando anche i gruppi jihadisti, nella speranza di portare al potere i Fratelli Musulmani, s’è attirata l’accusa dell’opposizione di aver creato una situazione di “zero amici fra i vicini”. I rapporti sono gelidi con Egitto, Siria e Israele, difficili con Iran, Iraq, Grecia e Russia, inesistenti con Cipro e Armenia, con i jihadisti dell’Isis alle porte, sui confini con Siria e Iraq. Per Davutoglu, il mandato alla guida del governo e del partito si annuncia a rischio. Dovrà gestire la coabitazione con un presidente accentratore, mantenere l’unità del partito dopo il ritorno del presidente uscente, Abdullah Gul, isolato da Erdogan, e guidarlo alle politiche del 2015. L’Akp andrà al voto per la prima volta dal 2002 senza Erdogan, e senza l’effetto di trascinamento populista che ha sempre avuto.

Ad Ankara intanto è scattato il toto-ministri. Due nomine sono particolarmente attese: quelle dei titolari dell’Economia – i mercati sperano in un conferma di Ali Babacan, che però non è un uomo di Erdogan – e degli Esteri. Per quest’ultimo si parla del capo dei servizi segreti, il fedelissimo Hakan Fidan, già definito dal Wall Street Journal il “numero due” di fatto turco. .