Turchia/ Il magnate dei media Dogan e il premier filo-islamico Erdogan ai ferri corti

L’aspro scontro tra il principale magnate dei media della Turchia e il governo pro-islamico sta assumendo proporzioni sempre più gravi, suscitando timori tra l’èlite laica secondo cui l’intolleranza delle voci critiche sta erodendo l’unica democrazia islamica del Medio Oriente, a quanto scrive il quotidiano turco Hurriyet.

Parlando per la prima volta da quando il governo del premier Recep Tayyip Erdogan ha inflitto al suo gruppo una multa di 395 milioni di euro, il magnate, Aydin Dogan, ha accusato il primo ministro di aver inflitto una multa di carattere politico e di voler tacitare il dissenso per creare ”una Turchia sottomessa e silenziosa”. Dogan è il presidente del Dogan Sirketler Grubu Holding AS, una conglomerata che controlla sette quotidiani, 28 riviste, tre canali televisivi, oltre ad avere interessi nel settore dell’energia.

La multa, inflitta al gruppo mediatico di Dogan, la Dogan Yayin Holdings, ha fatto seguito a settimane di accuse da parte di Erdogan secondo cui i giornali di Dogan pubblicano articoli sulla corruzione governativa che sarebbero ”false”. Alle proteste di Dogan il governo ha replicato che la multa è stata inflitta a causa di irregolarità fiscali e che Dogan sta cercando di politicizzare la questione. Dogan, dal canto suo, nega di aver frodato il fisco.

La lotta ha acuito le tensioni tra il partito di governo, AK, salito al potere dopo le elezioni del 2002, e l’elite laica e facoltosa che in precedenza dominava gli affari politici ed economici del Paese, fondato come repubblica laica dal padre della nazione Mustafa Kemal Ataturk nel 1923.

Atilla Kart, leader del principale partito di opposizione turco, si è schierato con Dogan, affermando che la multa inflitta al magnate rappresenta un tentativo di mettere il bavaglio ai critici del governo in vista delle elezioni amministrative previste a marzo.

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