ANKARA – La Turchia invia un contingente militare in Iraq per partecipare alla battaglia di Mosul, roccaforte Isis nel Paese. Ma il governo di Baghdad non la prende bene, parla di invasione armate e intima il rinvio delle truppe.
Se è vero che Mosul è in mano all’Isis, infatti, quel che preme di più alla Turchia, che già occupa territorio siriano a nord ovest in funzione anti curda, è di impedire che la liberazione della città dall’Isis avvenga per mano di un‘alleanza sciiti-curdi.
E questo desta le ire del governo sciita di Baghdad e conferma che la lotta all’Isis condotta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan è soprattutto in misura e in funzione dell’unica guerra che gli interessa, la guerra anti curda, e crea un concreto pericolo di conflitto armato Iraq-Turchia.
Baghdad accusa il presidente turco di aver portato il suo esercito “in un’avventura e in un’aggressione a un Paese vicino dalle conseguenze ignote”, come ha detto il primo ministro iracheno, Haidar al Abadi, in risposta alle parole di Erdogan, che ha ribadito l’intenzione di Ankara di partecipare all’offensiva per strappare all’Isis la città irachena di Mosul. Gli iracheni “resisteranno all’occupazione del loro Paese”, ha avvertito Abadi, in un comunicato.
A rischio sono anche i tecnici italiani che lavorano alla enorme diga di Mosul, e i militari italiani schierati lì in loro difesa. Nei giorni scorsi Baghdad era tornata a denunciare all’Onu come una violazione della sua sovranità territoriale la presenza di truppe di Ankara nella base di Bashiqa, circa 30 km a nord-est di Mosul.