Riforma Costituzione, seggi aperti in Turchia per il referendum: militari processabili dai tribunali civili?

Seggi aperti in Turchia dove circa 50 milioni di elettori affluiranno per un referendum sulla riforma della Costituzione. Un voto che è anche un banco di prova per il partito di radici islamiche Giustizia e Sviluppo (Akp) del premier Tayyip Erdogan in vista delle elezioni politiche dell’anno prossimo.

I seggi chiuderanno alle 16:00 nelle province orientali del Paese e alle 17:00 in quelle occidentali (dove si sono aperti alle 08:00). I risultati della consultazione dovrebbero essere noti intorno alle 19:00 locali e, comunque, solo dopo che l’Alto Comitato elettorale (Ysk) avrà dato ai media l’autorizzazione a diffonderli.

Gli elettori devono esprimersi in blocco sugli emendamenti a 26 articoli della Costituzione varata nel 1982 dagli autori del colpo di Stato militare compiuto due anni prima. Secondo l’Akp, questa riforma è necessaria per democratizzare di più la Turchia e adeguarla agli standard richiesti per l’adesione all’Unione Europea.

Per l’opposizione, invece, la riforma voluta dal governo è tesa a limitare il potere della magistratura e a ridurre l’influenza delle forze armate, entrambe istituzioni considerate dalla Costituzione i baluardi della laicità della Turchia contro ogni tentazione di deriva islamica.

Gli emendamenti riguardano vari temi, ma i più sensibili sono quelli che toccano appunto giudici e militari: la vittoria dei ”sì” al referendum cambierà profondamente la struttura della Corte Costituzionale – con 14 giudici su 17 di nomina presidenziale – e consentirà per la prima volta ai tribunali civili di processare i militari. Il risultato del referendum è incerto e a fare la differenza sarà  la scelta dell’ultimora di un 5-6% di elettori sino a ieri indecisi.

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