Twitter bandisce Trump per sempre Twitter bandisce Trump per sempre

Twitter bandisce Trump “per sempre”: a prescindere dalla carica, nemmeno se si ricandidasse

Twitter bandisce Trump  “per sempre”. Proprio così, il regolamento di quella che resta una società privata, consente la sospensione permanente.

Twitter bandisce Trump per sempre

Gli “stop sono permanenti”: quando “si è rimossi dalla piattaforma si è rimossi a prescindere” dalla carica.

Ovvero “se si è un commentatore, un direttore finanziario, un attuale o un ex funzionario pubblico”. Lo afferma il chief financial officer di Twitter Ned Segal in un’intervista a Cncb rispondendo a una domanda su Donald Trump.

La risposta implica che anche nel caso in cui Trump dovesse ricandidarsi non avrebbe accesso al suo account. La sospensione permanente decisa dal social in gennaio è la ‘sanzione’ più dura prevista da Twitter, che non si può aggirare, come spiegato nell’help center di Twitter.

Bando Twitter controverso. Le riserve del fondatore Dorsey lo confermano

La decisione impone, si capisce, non poche riflessioni sull’impatto di un gigante big tech sul dibattito pubblico fino alla formazione del consenso in politica. 

Trump, l’eccentricità diciamo così della sua performance politico-mediatico nell’esercizio di un potere immenso, spostava i termini della questione. In qualche modo occultando il prezzo da pagare, i rischi cioè per la democrazia. 

A caldo, era lo stesso fondatore e patron di Twitter, Jack Dorsey, a considerare il bando giusto ma comunque un “fallimento”.

Fallimento che “stabilisce un precedente pericoloso” nell’ambito del potere detenuto dalle grandi aziende.

“E’ stato comunque un fallimento”

È un “fallimento da parte nostra nel promuovere una sana conversazione”, twittava Dorsey in una serie di messaggi. Stava mettendo in pregiudizio la decisione di cacciare a tempo indeterminato Trump per aver ha incoraggiato la violenza al Campidoglio americano. Questo tipo di misure, scriveva, “ci dividono. Limitano le possibilità di spiegare, di riscattarsi, di imparare”.

“E crea un precedente che penso sia pericoloso: il potere che un individuo o un’azienda ha su parte della conversazione pubblica globale”.

Twitter era il principale strumento di comunicazione del tycoon, che lo utilizzava quotidianamente per raggiungere direttamente i suoi 88 milioni di follower. È stato anche sospeso da Facebook, Snapchat e Twitch. E per una settimana anche da YouTube. Ma la decisione di Twitter è di gran lunga la più iconica.

Dorsey sottolineava come l’equilibrio del potere fosse stato rispettato fintanto che “le persone potevano semplicemente rivolgersi a un altro servizio se le nostre regole e la nostra applicazione delle regole non le soddisfacevano”.

Ma “questo concetto è stato messo in discussione la scorsa settimana quando anche diversi altri fornitori di strumenti internet essenziali hanno deciso di non ospitare ciò che ritenevano pericoloso”, ha dovuto ammettere.

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