USA, WASHINGTON – Nel braccio di ferro con Mosca per la crisi in Ucraina, Obama ha dato un nuovo giro di vite: ha imposto sanzioni a cittadini russi e ucraini “responsabili o complici delle minacce alla sovranita’ e integrita’ territoriale dell’Ucraina”, e ha anche ammonito che il referendum con cui il 16 marzo i cittadini della Crimea dovranno scegliere tra Kiev e Mosca e’ incostituzionale. Ha anche passato un’ora al telefono con Putin, per ribadire che “c’e un modo per risolvere la situazione con mezzi diplomatici, in modo da venire incontro agli interessi della Russia, del popolo ucraino e della comunita’ internazionale”.
Nel corso della telefonata, ha riferito la Casa Bianca, il presidente americano ha di nuovo sottolineato che “le azioni della Russia violano sovranita’ e integrita’ territoriale dell’Ucraina”, cosa che ha indotto gli Usa “ad intraprendere diversi passi in risposta, in coordinamento coi nostri partner europei”. A sua volta, Putin, ha reso noto il Cremlino con una nota, ha ricordato a Obama “l’importanza delle relazioni russo-americane per garantire la la stabilita’ e la sicurezza del mondo” e ha affermato che “tali relazioni non devono essere sacrificate da problemi internazionali isolati, anche se molto importanti”. Ma insistendo sulla strada del dialogo, nella telefonata Obama ha anche indicato che il segretario di Stato John Kerry “continuera’ le discussioni con il ministro degli Esteri (russo) Lavrov, il governo ucraino e altri partner internazionali”.
E da Roma, Kerry ha intanto continuato la sua offensiva diplomatica, con un nuovo incontro alla Farnesina proprio con il ministro Lavrov, dopo quello di ieri a Parigi. Sempre a Roma Kerry ha inoltre tenuto una riunione informale con i suoi colleghi europei, l’italiana Federica Mogherini, il francese Laurent Fabius, il tedesco Frank-Walter Steinmeier e con il viceministro britannico Hugh Robertson. Annunciando le sanzioni, Obama aveva in precedenza affermato che si tratta di misure che “continuano i nostri sforzi per imporre un costo alla Russia e a coloro che sono responsabili della situazione in Crimea”, aggiungendo che “andando avanti ci danno inoltre la flessibilita’ di modulare la nostra risposta in base alle azioni russe”. Sono misure che impongono restrizioni sui visti ad un imprecisato numero di funzionari, che si vanno ad aggiungere al diniego dei visti a chi e’ coinvolto nell’abuso dei diritti umani in seguito all’oppressione politica in Ucraina, e che aprono la strada al possibile congelamento dei loro beni.
Sottolineando che la sua linea e’ ampiamente condivisa, Obama ha affermato che si tratta di “passi intrapresi in stretto coordinamento con i nostri alleati europei”, poiche’ “la nostra unita’ internazionale e’ evidente in questo importante momento”. In una breve dichiarazione ai giornalisti, il presidente americano ha quindi ammonito sul referendum in Crimea: “Violerebbe la Costituzione ucraina e la legge internazionale”, ha detto, affermando che una soluzione potrebbe essere invece trovata inviando “osservatori internazionali, in Ucraina e Crimea, per accertarsi che i diritti di tutti gli ucraini vengono rispettati, compresi di quelli di etnia russa” e allo stesso tempo “avviare consultazioni tra i governi di Russia e Ucraina con la partecipazione della comunita’ internazionale”.
Le posizioni appaiono pero’ ancora distanti. Le relazioni con Lavrov, ha detto Kerry in serata, “così come con gli altri ministri degli Esteri, sono professionali: ci sono momenti in cui condividiamo cose, altri in cui c’e’ disaccordo, anche molto forte. Questo e’ un momento di forte disaccordo, ma cercheremo una soluzione”.