ROMA – L’Ucraina è già sconfitta: dice questo un rapporto della Nato di cui riferisce il settimanale tedesco Spiegel nella sua versione online. Del resto basta guardare una qualunque cartina per capire chel’esercito del presidente ucraino Petro Poroshenko può davvero poco contro un’armata come quella della Federazione.
La Crimea è ormai nuovamente russa (ammesso che sia mai stata davvero ucraina), la regione del Donbass è nelle mani dei filorussi, la Transnistria molto più vicina a Mosca che a Chisinau o ad altri Paesi. Kiev si trova in una morsa. Per cercare di salvare il salvabile l’Organizzazione atlantica ha annunciato lo schieramento di 4mila uomini, mezzi navali e aerei. Un tentativo più per arginare Mosca che per salvare l’Ucraina.
Il timore di Washington è che il copione possa ripetersi con i Paesi baltici, da subito oggetto delle preoccupazioni di Barack Obama e della Nato. Anche la Polonia ha paura di tornare nell’orbita di Mosca, come dimostrano le parole durissime del premier Donald Tusk, fresco di nomina alla presidenza del Consiglio europeo, che ripete il paragone tra oggi e la vigilia della seconda guerra mondiale.
Eppure proprio se vogliono evitare che un nuovo conflitto di ampie proporzioni si ripeta la strada per Usa ed Ue è una sola: lasciare che l’equilibrio si ripristini da sé. Giovedì 4 settembre i leader occidentali si riuniscono in Galles, e non potranno non tenerne conto.
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