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Ungheria: tesi copiata, ma il presidente rifiuta di dimettersi

di Emiliano Condò |30 Marzo 2012 21:46

BUDAPEST, 30 MAR – Il presidente ungherese, Pal Schmitt, coinvolto in una vicenda di plagio per aver copiato la sua tesi di dottorato vent’anni fa, ha rifiutato oggi di dimettersi.

Parlando in serata in diretta televisiva sui tre canali della tv pubblica (Mtv), Schmitt ha giustificato il suo lavoro scientifico, esprimendo rammarico per la decisione dell’ Universita’ Semmelweis di revocargli il titolo di dottore. ”Lottero’ per l’incarico che ho e per la mia onorabilita’ personale”, ha detto il presidente.

Rifiutando ”ogni pensiero di dimissioni”, il presidente ha detto che non vi puo’ essere alcun rapporto tra la sua tesi di dottorato e la sua funzione di capo dello stato. ”Ho scritto la tesi sulla base delle mie migliori conoscenze, e’ stato un lavoro assolutamente onesto. In tutta sincerita’ io non vedo alcun rapporto” tra la vicenda del presunto plagio e le dimissioni. ”Ho fatto un un buon lavoro, secondo le regole in vigore vent’anni fa”, ha ancora detto Schmitt.

La sua posizione contraria alle dimissioni era stata anticipata del premier Viktor Orban, il suo tutore, che in giornata a piu’ riprese aveva sottolineato che l’incarico di presidente della repubblica e’ inviolabile secondo la nuova Costituzione in vigore da gennaio in Ungheria. ”Per l’onore del Paese e dell’incarico di capo dello stato, consiglio a tutti di attenersi a questa regola”, aveva detto Orban ai giornalisti.

Davanti alla presidenza della repubblica manifestanti si sono riuniti per chiedere le dimissioni di Schmitt, mentre altri gruppi di persone si sono radunati a difesa del presidente. Gli analisti parlando di uno scandalo enorme e di crisi morale del paese. Stando a quanto trapelato, nella direzione del partito di governo, nel corso di una accesa discussione, molti avrebbero sollecitato le dimissioni di Schmitt, ma il premier Orban lo ha difeso a spada tratta. Il Partito democratico dell’ ex premier Ferenc Gyurcsany intende raccogliere firme per un referendum sulle dimissioni del capo dello stato, ormai ”non degno” dell’incarico

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