Usa, bandiera ammainata e consolato evacuato a Chengdu: “vendetta” Pechino, milioni di cinesi in streaming

Bandiera a stelle e strisce americana ammainata alle 6 e 18 ora locale: gli Stati Uniti hanno chiuso il Consolato Generale a Chengdu, sud-ovest della Cina.

Venerdì scorso l’ordine di Pechino di evacuare, in ritorsione dopo la chiusura del consolato cinese negli Usa a Houston, in Texas, a causa sospetti di spionaggio.

La chiusura della sede diplomatica Usa è avvenuta alle 10 del mattino di oggi, le 4 ora italiana.
 
A 72 ore dalla notifica di cessazione di tutte le attività e degli eventi inviata dal Ministero degli Esteri cinese all’Ambasciata statunitense.
 
Le autorità cinesi hanno preso possesso dell’edificio entrando dall’ingresso principale, ha confermato la diplomazia di Pechino. 

All’esterno è stata rimossa con l’ausilio di scalpello e martello la targa del consolato Usa.

Nessun documento bruciato nel cortile

Molti cittadini cinesi negli ultimi giorni si sono fatti fotografare o hanno posato per farsi un selfie di fronte all’edificio sventolando la bandiera cinese.

I media hanno anche segnalato momenti di patriottismo, ad esempio, qualche tentativo di cantare canzoni anti-americane o casi di esplosione di petardi.

Decine di milioni gli spettatori delle dirette streaming dei media locali.

Ma sono rimasti delusi perché non hanno assistito alla versione americana del falò di documenti nel cortile. Come invece a Houston dopo la notifica di chiusura della sede consolare.

Le immagini imbarazzanti erano diventate virali, generando forti critiche su un comportamento inopportuno anche sui social media in mandarino.

I media, invece, hanno rimarcato come a Chengdu i funzionari cinesi siano entrati nell’edificio dall’ingresso principale.

E non da uno secondario come a Houston, secondo le accuse avanzate alla parte Usa, anche con l’ausilio di attrezzi da scasso.

Usa e Cina alla vigilia di nuova guerra fredda

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dichiarato in conferenza stampa che il personale della sede di Chengdu “era impegnato in attività oltre la sua competenza. Interferendo negli affari interni della Cina e mettendo in pericolo la sicurezza e gli interessi della Cina”.

Nella copertura territoriale del consolato c’era anche il Tibet

La chiusura del consolato Usa a Chengdu segna l’ultimo capitolo di un rapido deterioramento delle relazioni tra Cina e Stati Uniti.

Di cui Pechino incolpa interamente Washington. E che si aggiunge a molti altri terreni di scontro, dai diritti umani alla tecnologia, fino alle questioni di Hong Kong, Taiwan e del Mare Cinese Meridionale.

L’antagonismo sempre più aperto tra i due Paesi prende di mira direttamente anche lo stesso Partito Comunista Cinese.

Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo lo ha qualificato come minaccia al mondo libero.

Pechino denuncia il comportamento di Washington come un tentativo di riprendere in chiave anti-cinese la “caccia alla streghe” degli anni Cinquanta e di innescare una “nuova Guerra Fredda”. (fonti Agi e Ansa)

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